Non bastavano gli accordi con l’Arabia Saudita, le nuove relazioni con la Cina, gli affari con la Russia. Adesso l’Iran ha trovato anche il secondo giacimento mondiale di litio, alle spalle solo del Cile. E adesso anche gli statunitensi si sono fiondati in Oman per un incontro riservato con una delegazione di Teheran per cercare di migliorare le relazioni diplomatiche. E soprattutto quelle commerciali. In modo da anticipare eventuali mosse degli europei. Alleati quando fa comodo a Washington, per il resto rivali da stroncare.
Però ora il problema si pone proprio per l’Europa. Il suicidio delle sanzioni contro Mosca, l’inflazione alle stelle, la recessione in Germania, la crescita ridicola in Italia spacciata per una ripresa, le misure per obbligare al passaggio all’auto elettrica aumentano la dipendenza proprio nei confronti di un Paese sotto sanzioni – l’Iran – e di un altro da cui la lungimiranza del circolo della Garbatella spinge per allontanarci (la Cina).
In pratica aiuteremo le economie dei Paesi che vorremmo penalizzare. Perché, ovviamente, Pechino provvederà a fornire a Teheran le tecnologie per estrarre e lavorare il litio con i costi più bassi possibile. E poi utilizzerà il materiale per produrre le batterie da vendere ai costruttori europei di auto.
Che fare, allora? Rinunciare al passaggio all’elettrico per salvare la produzione di auto italiane? Cioè praticamente nulla, visto che ormai i volumi prodotti sono ridicoli. E poi se l’Italia è in ritardo, il resto d’Europa sta correndo. Ed è escluso che voglia tornare indietro dopo aver messo in cantiere i nuovi modelli elettrici.
Dunque si andrà avanti, arricchendo Cina ed Iran. Tanto per ribadire la completa deficienza di chi, per servilismo, continua ad ubbidire a Washington per danneggiare i popoli europei.