Il lavoro irregolare rischia di mettere in difficoltà gli artigiani e le micro-imprese che da due anni sono alle prese con la pandemia e con l’aumento dei costi, generato dal rincari che vanno dall’energia alle materie prime. Il lavoro sommerso è il terzo settore più numeroso dell’economia italiana. I lavoratori irregolari e abusivi si aggirano intorno 3,2 milioni. Una realtà da 202,9 miliardi di euro che rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto, in cui non ci sono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato.
Le cifre riguardanti il fenomeno sono fornite da Confartigianato. Sono a rischio, per concorrenza sleale, 587.523 imprese artigiane, soprattutto nei settori dell’edilizia, dell’acconciatura ed estetica, dell’autoriparazione, dell’impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi.
È il Mezzogiorno ad avere il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale pari al 17,5%, mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7% e il Nord Est si ferma al 9,2%. La regione con più lavoro irregolare risulta essere la Calabria, dove è irregolare un quinto (21,5%) degli occupati della regione, seguono Campania (18,7%), Sicilia (18,5%), Puglia (15,9%), Molise (15,8%) e Sardegna (15,3%). La provincia autonoma di Bolzano è la più virtuosa, poiché registra il tasso più basso di lavoro irregolare sul totale degli occupati (8,4%).
Il danno è ingente se si pensa che gli irregolari propongono prezzi più bassi, forniscono servizi di qualità inferiore e non pagano le tasse. Risultano essere 710mila le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale a causa di un milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori. Soggetti che svolgono attività indipendente.
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, esponendo l’analisi ha chiesto “tolleranza zero” per «un fenomeno che sottrae lavoro e reddito ai piccoli imprenditori e risorse finanziarie allo Stato, e che minaccia la sicurezza e la salute dei consumatori». Confartigianato ha lanciato una campagna nazionale di informazione contro l’abusivismo dal titolo “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”. Sono tre gli obiettivi dell’iniziativa: mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori che lavorano in nero con la speranza di risparmiare. Occorrerà valorizzare la qualità, il rispetto delle norme e sicurezza del lavoro dei veri artigiani e infine dovranno essere le istituzioni a promuovere un’azione di contrasto capillare all’evasione fiscale e contributiva.