Delirio di onnipotenza. I generali che hanno preso il potere in Myanmar si credono Zuckerberg o, addirittura, Giuseppi Conte. Così non solo oscurano Facebook e Twitter, come se i birmani fossero dei Trump qualunque da censurare per il buzzo dei padroni dei social, ma addirittura osano copiare l’ex lìder minimo italiano e proclamano uno stato di emergenza lungo un anno. Ma chi si credono di essere?

La censura, dovrebbero saperlo, è legittima ed anche sacrosanta solo se la decidono i “buoni”. E chi è “buono” lo stabiliscono sempre gli stessi. Dunque Obama è buono anche se le sue guerre hanno provocato morti in tutto il mondo; Trump è cattivo anche se non ha fatto guerre. Aung San Suu Kyi è buona anche se ha proseguito nel massacro delle minoranze etniche; i militari birmani sono cattivi non perché sterminano le medesime minoranze, ma perché arrestano San Suu Kyi.
E sulla base di queste distinzioni iniziali si decide tutto il resto. Se Facebook oscura tutto ciò che non piace alla psicopolizia di Zuckerberg, è un suo diritto poiché un privato può fare ciò che vuole sul proprio social. Se un Paese oscura Facebook è una tirannia perché i diritti di Zuckerberg vengono prima di quelli di qualsiasi Stato.
Se un lìder minimo ed una banda di Incapaci impongono lo stato di emergenza e governano (malissimo) attraverso decreti del presidente del consiglio, lo fanno per il bene pubblico. E decidono loro quale sia il bene pubblico. Se lo stato di emergenza viene decretato dai cattivi, è un sopruso inaccettabile.
Se i governi dei buoni reprimono le proteste dei sudditi disperati a causa di politiche demenziali, è un sacrosanto diritto perché occorre rispettare le leggi che vietano le proteste; se i cattivi reprimono le proteste che hanno vietato, si tratta di un chiaro esempio di tirannia.

Perché, in fondo, in ogni parte del mondo vale sempre il motto del Marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un c..”.