Una nostra lettrice ha ricevuto dal dottor Gianlorenzo Imperiale, direttore di Medicina Interna per Intensità di Cura dell’Ospedale Martini di Torino, alcune riflessioni che vogliamo condividere – con il loro consenso – per dar voce ai tanti operatori sanitari che silenziosamente e con grande professionalità lavorano, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie competenze, nell’ASl Città di Torino.
Riteniamo che ogni commento sia del tutto superfluo.
“Ho l’onore di esser responsabile dei tre Reparti COVID dell’ Ospedale Martini e devo dirti che in silenziosa operatività ciascuno dà e continua a dare il meglio di sé, senza alcun risparmio.
Medici, infermieri, OSS, il personale amministrativo sono un’ unica comunità e questa comunità si muove affinché anche i nostri ammalati, soprattutto i più fragili, si sentano accolti.
Dietro le mascherine non si vedono i sorrisi, ma l’ espressione degli occhi che, per quanto appannata dalla plastica delle visiere o degli occhialoni, cerca di trasmettere il sentimento del coraggio e della umana vicinanza.
Ognuno di noi, ripeto dal medico al personale amministrativo, sente il peso di questa condizione in cui gli ammalati non possono vedere i propri cari ed i familiari i loro congiunti. Facciamo le videochiamate per alleviare, ma è chiaro che non sia la medesima cosa.
La particolare lacerazione si ha quando c’è il peggioramento e, doverosamente, avvisiamo i familiari ed oltre a dover dir loro della precarietà, dir loro che – se ci sarà l’ evoluzione mortale – non potranno veder più il loro caro.
Lì la commozione ti prende, gli occhi diventano lucidi e senti che questi nostri pazienti diventano i nostri cari, perché in quei letti possono esserci i nostri cari.
Ti assicuro che non c’è alcuna distinzione di ruoli.
In questa tragica guerra, come più volte ho detto, ci sono due elementi che emergono e che dobbiamo continuare a coltivare.
La fratellanza che si è instaurata e che ci vede tutti accomunati e poi la voglia di imparare reciprocamente, senza barriere.“