Le elezioni per il rinnovo dei 130 seggi dell’unica Camera della nazione andina convocate dal presidente Martín Vizcarra non hanno un vincitore ma solo una grande sconfitta: Keiko Fujimori.
Il congresso che verrà fuori da questa votazione resterà in carica solo per terminare l’attuale legislatura, ovvero per poco più di un anno ma, se possibile, lascia in eredità una matassa ancor più difficile da sbrogliare per il futuro politico del Perù.
La nazione sudamericana attraversa il periodo più difficile dal ritorno alla democrazia e non sembra riuscire a venir fuori dallo scandalo Odebrecht che ha coinvolto tutti i suoi presidenti dalla fine della dittatura di Alberto Fujimori. Vizcarra, che ha già ribadito di non avere alcuna intenzione di candidarsi alla presidenza il prossimo anno, ha ottenuto solo in parte la vittoria necessaria a portare a termine il proprio mandato. Subentrato, da vicepresidente, al liberale Pedro Pablo Kuczynski nel marzo 2018 il cinquantaseienne ex governatore della regione di Moquega si è dovuto scontrare con la maggioranza fujimorista che ne ha bloccato ripetutamente le riforme.
Gli scandali che hanno portato alla detenzione della stessa Fujimori hanno giovato, però, al presidente in carica che ha scommesso sul crollo del partito di destra Fuerza Popular (Forza Popolare, FP). Il partito il cui simbolo è la “K” della propria leader scende dal 35,6% al 7% perdendo la maggior parte dei 73 seggi che deteneva.
Ancora una volta la sinistra non riesce ad incanalare il malcontento popolare e anche il Frente Amplio (Fronte Ampio, FA) dimezza il proprio risultato passando dal 14 al 6%. Non è andata meglio al neonato Partido Morado (Partito Viola, PM) sostenitore del presidente e fermatosi all’8%.
In totale sono ben 9 i partiti, sui ventuno presentatisi a queste elezioni, ad aver superato lo sbarramento del 5% ma senza un vero vincitore se si considera che il movimento centrista Acción Popular (Azione Popolare, AP) è l’unico ad aver raggiunto la doppia cifra attestandosi poco sotto il 12% dei voti. I 33 milioni di cittadini peruviani rischiano un’ulteriore stasi dell’azione politica da parte del governo in carica e senza alcuna novità all’orizzonte delle presidenziali del 2021 il futuro è tutt’altro che roseo.