Non bastava la “destra di governo” e quella impegnata, a Roma, in una oppofinzione. Macché, ora arriva anche in Piemonte la Buona Destra che annuncia un imminente radicamento con strutture territoriali e con immancabili convegni non appena il ministro Speranza e la banda di esperti di farfalle concederanno il permesso di svolgere attività politica.
Le premesse non sono proprio ideali per sognare un cambiamento epocale. Ma già, si tratta della Buona Destra, ossia la destra buona, ubbidiente, responsabile. Che non sporca, non disturba il manovratore, dove la metti sta. Senza alzare la voce, senza lanciarsi in proposte sconvolgenti, senza suscitare polemiche.
Senza alcun motivo di esistere, in pratica. Perché la Buona Destra assomiglia tanto al centro di Toti e Brugnaro, ai cespuglietti che spuntano qua e là. Soprattutto in vista delle elezioni. Perché i vertici delle formazioni minori – anche molto minori, praticamente inesistenti – si presentano nelle segreterie dei partiti maggiori proponendo accordi di coalizione, di collaborazione, di desistenza. Millantando miliardi di consensi, poi ridotti a milioni, a migliaia. Per ritrovarsi poi alle elezioni, se si presentano da soli, con poche decine di voti.
In Piemonte, per di più, si ritrovano anche con la concorrenza dei civici di Torino Bellissima che pensano ad una dimensione regionale con Piemonte Bellissimo. Civici che rifiutano la definizione di “destra” ma che a Torino si sono presentati in alleanza con la Trimurti Lega-Fdi-Fi. Situazione simile a quella di Sì Tav Sì Lavoro di Giachino. Mentre Nazione Futura è schierata, su posizioni conservatrici, con Fdi.
Tutti in movimento, dunque, in vista di qualche elezione comunale della primavera, banco di prova per le elezioni politiche del prossimo anno, a meno che qualcuno trovi il coraggio per far saltare il governo dei Migliori e della svendita dell’Italia.
Inevitabile il teatrino, con le marionette che giocano, si spingono, si bastonano, si riappacificano. Ed i partiti impegnatissimi ad individuare nuovi slogan, nuovi loghi, nuove immagini. No, le idee no. Quelle sono escluse a priori. Così come i programmi. Tanto non servono a nulla, poiché vengono dimenticati il giorno stesso delle elezioni.