Sono nato ed ho quasi sempre vissuto ad Acqui Terme, piccola cittadina del Piemonte, stazione turistica termale di risonanza internazionale da oltre duemila anni. Studente liceale ho incominciato a collaborare con articoli culturali, storico politici, sul collezionismo e sull’arte, ai rotocalchi Secolo XX e Candido di Giorgio Pisano’, al quotidiano di Roma Il Secolo d’Italia, all’Italiano di Pino Romualdi, al mensile Il Conciliatore, al settimanale Il Borghese e al mensile La Destra di Mario Tedeschi e Claudio Quarantotto.
Iscrittomi a Medicina a metà degli Anni Sessanta, vinta una borsa di studio della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nel suo appena terminato campus universitario, vicino a Città Studi ed al Politecnico, da matricola sono stato eletto nella lista del FUAN nelle elezioni universitarie dell’UNURI. Agli inizi del 1966 al mio indirizzo nel Collegio Universitario di via Folli, a Milano Lambrate, ricevo dall’ing. Giovanni Volpe, via dei Villini Roma, una lettera in cui mi informava che sia lui che suo padre Gioacchino avevano letto alcuni miei articoli ed interventi e mi invitavano a collaborare con recensioni e segnalazioni a diffondere i libri della casa editrice. Dopo pochi giorni mi viene recapitato un pesante pacco con oltre una ventina di libri, alcuni della Casa Editrice Il Quadrato ed i più recenti Volpe, tutti di grande spessore culturale ed interesse storico politico, ahimè però dalle copertine molto simili, abbastanza tristi e scialbe. Così inizia la mia collaborazione con l’ing. Giovanni Volpe, figlio del grande storico Gioacchino e di Elisa Serpieri, al cui celebre padre si doveva gran parte del successo della bonifica integrale in epoca mussoliniana.
La conoscenza personale avviene a Roma nel 1969, dove con Emilio Carbone, giornalista ed universitario genovese, grande diffusore della cultura di destra e dei libri delle edizioni Volpe, non solo in Liguria ma in tutta Italia( scomparirà tragicamente, dopo una vita avventurosa in gran parte del mondo, trent’anni dopo), ci rechiamo per una serie di conferenze e di contatti culturali. L’ing. Volpe ci riceve nella sua ampia residenza di via Michele Mercati 51 ai Parioli, dove hanno anche sede gli uffici della casa editrice. Tratteggia la sua attività professionale nel campo dell’irrigazione e delle bonifiche, con sue imprese per gallerie per impianti idroelettrici e manufatti vari, e commesse anche in campo archeologico nella zona di Sibari, in Calabria. Ci parla con grande passione della casa editrice, che vuole portare avanti in assoluta libertà ed indipendenza, con testi ed opere sia italiane che straniere, scevre da preconcetti storiografici ed antiscientifiche damnatio memoriae, nel solco del magistero di suo padre Gioacchino, ma anche con idee tutte sue, a volte non condivise dall’illustre genitore.
Ci fa presente che una parte non indifferente degli utili delle sue varie imprese ingenierisiche vengono assorbiti dai bilanci passivi della casa editrice, che per lui ha un carattere ideale e non economico. Durante la nostra tre giorni romana ci invita due volte a colazione a casa sua, dalle pareti ricoperte di quadri di alcuni dei maggiori Maestri del Novecento, con innumerevoli statue, pezzi di eccellente antiquariato e reperti archeologici. Qui incontro sua moglie, una signorile, ospitale e simpatica padrona di casa, con cui lego particolarmente, anche perché lei è interessata ai miei studi di medicina e di chirurgia ginecologica. Faccio inoltre la conoscenza con la loro figlia Ludovica, di cui aveva fatto scalpore nel 1962 il matrimonio con il notissimo attore ebreo ed antifascista Arnoldo Foa’. Di Ludovica sarò poi ospite l’anno dopo al Breuil, in una delle prime ville costruite a metà del Novecento ad oltre duemila metri di quota, proprio con lo spettacolo del Cervino di fronte.
Noto negli ambienti della declinante Dolce Vita romana di quegli anni anche Andrea Volpe, un altro dei cinque figli dell’Ingegnere. Dal 1956 al 1960 era stato sposato con prole con Diane Cilento, la bellissima ed affascinante attrice australiana candidata all’Oscar, che dal 1963 al 1972 sarebbe diventata l’invidiata moglie di Sean Connery. Per i miei amici Luciano Cirri, Adriano Romualdi e Mario Castellacci, Andrea non poteva che essere l’Agente 006,perché venuto prima del più fortunato e celebre 007.
E’ in questo mio primo incontro romano che Giovanni Volpe mi chiede di curare per la sua casa editrice un volume su Codreanu e la Guardia di Ferro, su cui a trent’anni dal tragico assassinio avevo scritto diversi articoli e tenuto diverse conferenze. Volpe sapeva che eravamo venuti a Roma per incontrare, fra gli altri, Claudio Quarantotto, anima culturale del Borghese, Julius Evola ed Adriano Romualdi, con cui da tempo avevamo una fitta collaborazione ed intrattenevamo un folto carteggio. Ricordo che di Adriano Romualdi, che dirigeva una fortunata collana di Volpe dal titolo Collezione Europa, l’ingegnere rimarcò la vivida intelligenza, ma stigmatizzò la dura polemica anticristiana e la propensione alla religiosità indoeuropea, oltreché una certa intemperanza e violenza verbale ed epistolare. Parlò bene di Emilio Gentile, un giovane storico che stava collaborando con la sua casa editrice (con cui in futuro ci fu una dura rottura), di Sigfrido Bartolini, di Enzo Erra, di Fausto Gianfranceschi, di Andrea Giovannucci, di Roberto De Mattei, di Fausto Belfiori.
Giudizi estremamente lusinghieri su Gianfranco De Turris, sopratutto per la sua concretezza, serietà ed affidabilità. Il mio Codreanu il Capitano, scritto a vent’anni, uscirà agli inizi del 1970, con il sottotitolo Vita e morte del leggendario comandante della Guardia di Ferro. L’editore mi concesse una accattivante copertina rossa plastificata, con il bel logo Volpe, realizzato dal comune amico Sigfrido Bartolini. Recensito da diversi quotidiani e settimanali, nonostante l’argomento spinoso e controverso, ebbe subito un bel successo di vendite e sarebbe diventato nel tempo un vero e proprio libro cult. Presto esaurito è attualmente quasi introvabile, ogni tanto trattato da librai antiquari e su e bay. Pochi mesi dopo, sempre nel 1970, esce l’edizione spagnola presso l’Editorial Acervo di Barcellona, con in più un capitolo dal titolo Antimacchiavellismo legionario, su cui avevo avuto un carteggio con Giuseppe Prezzolini. Del 1971 è l’edizione francese, tradotta per Defence de l’Occident da Maurice Bardeche, cognato di Robert Brasillach,nil poeta e scrittore fucilato nel 1944.
Molti hanno scritto di Giovanni Volpe come di una persona di valore, ma a volte dura ed incostante, burbera e dal viso sempre accigliato e a volte mefistofelico, scopritore di giovani talenti, ma cattivo editore e pessimo distributore delle sue collane, alcuni hanno rimarcato il suo braccino corto. Personalmente, nonostante quarant’anni di differenza d’età, ho trovato quasi sempre una persona sostanzialmente buona e disponibile, pur con impennate a volte di disappunto, a tratti ironico e pungente, come quando parlava dei guai tipografici combinatogli dal suo stampatore Pedanesi o della confusione della segretaria della casa editrice, Signora Saxida, verso cui sia lui che noi autori avevamo grande simpatia.
Non era uomo da stilare abitualmente regolari contratti con i suoi autori. Per il mio Codreanu non ho ricevuto (nè ho mai richiesto) diritti d’autore, solo cento copie gratuite del libro. Ma è doveroso ricordare che fino al 1977 ho sempre ricevuto, senza pagare nulla, tutti i volumi che man mano uscivano della sua casa editrice, oltre un centinaio, compresi alcuni volumi di grande formato ed in carta pregiata, con allegate le xilografie originali a colori, numerate e firmate, realizzate da Sigfrido Bartolini. Così pure ho ricevuto gratuitamente tutti i 169 numeri del suo mensile La Torre, uscito dal 1971, per cui Volpe scriveva ogni numero Il Quartino dell’Editore, ed i 69 numeri del bimestrale Intervento. Ad entrambi mi aveva invitato a collaborare, ma con il primo non mi trovavo in particolare sintonia culturale con il taglio serioso dato al mensile da Fausto ed Anna Belfiori (ero però molto amico di Andrea Giovannucci) e scrivendo abitualmente per La Destra ed Il Conciliatore pensai fosse poco elegante collaborare con il concorrente Intervento.
Per la verità diritti d’autore dall’ing. Volpe ne ho ricevuti. Nel 1971, diretta da Gianfranco De Turris, esce la fortunata collana l’Architrave, con sul frontespizio il celebre fascio etrusco (VII secolo a.C.), scoperto nella Tomba del Littore a Vetulonia nel 1898. Ha due sezioni: serie gialla e serie marrone. Il primo volume che esce dai torchi è il mio Peron ed il Giustizialismo. Nel 1977 è nelle librerie, sempre nella serie gialla, il mio nuovo Codreanu e la Guardia di Ferro. Di entrambi questi testi i diritti d’autore li ha trattati Gianfranco De Turris e mi sono stati regolarmente saldati con ritenuta d’acconto. La mia vicinanza a Giovanni Volpe, alla sua famiglia e alla casa editrice sarà più assidua dal 1971 al 1974. Ormai medico ospedaliero, scelgo la scuola di specializzazione in chirurgia ostetrica e ginecologica a Roma ed opero, una settimana al mese, al Policlinico. Sono a volte in via Michele Mercati da Volpe, più spesso alla redazione del Borghese, in Largo Toniolo 6, dove ho fatto amicizia sopratutto con Claudio Quarantotto, Bartolomeo Baldi, Luciano Cirri e la banda del cabaret Il Giardino dei Supplizi di piazza Rondanini.
Il grande storico Gioacchino Volpe, che non ho mai incontrato personalmente ma che mi inviava con dedica autografa i suoi libri ristampati dal figlio, muore novantacinquenne nel 1971 a Santarcangelo. In suo onore il figlio Giovanni fa nascere la Fondazione Volpe, di cui mi chiede subito di far parte. Sara’ una prestigiosa fucina di importanti impegni in campo storiografico e culturale, come i seminari a Monteleone e Santarcangelo di Romagna per giovani emergenti. Per partecipare gratuitamente, con vitto ed alloggio, bisogna essere indicati dai membri della Fondazione. Ricordo che io segnalai personalmente alcuni giovani molto promettenti come Maurizio Cabona, Gennaro Malgieri e Stenio Solinas, che avevano solo due o tre anni meno di me. Altre importanti iniziative dell’ing. Volpe e della Fondazione sono stati gli incontri romani, con relatori alcuni dei nomi più prestigiosi della cultura, dell’economia, della filosofia e della scienza, non solo italiani ma internazionali. Ricordo di aver partecipato ad alcuni, come quello nel palazzo della Principessa Pallavicini a pochi metri dal Quirinale e dal palazzo della Consulta e ad altri nel prestigioso palazzo della Cancelleria, non lontano dall’abitazione di Julius Evola in corso Vittorio Emanuele. Dopo il 1978 le mie presenze romane presso Volpe si erano fatte sempre più sporadiche. Impegnato in Piemonte nella mia professione di Primario di Ostetricia e Ginecologia e spesso per lunghe ore in camera operatoria, avevo diradato la mia attività giornalistica e saggistica, per concentrarmi di più su libri e pubblicazioni scientifiche. Con grande tristezza appresi dai quotidiani della sua morte, avvenuta il 15 aprile 1984, nel corso di un suo intervento in conclusione del XII Incontro Romano della Fondazione Volpe, alla quale come sempre anche quell’anno ero stato generosamente invitato.
1 commento
Buongiorno ,
Sono Amedeo Volpe. nipote di Giovanni.
Vorrei essere messo in contatto con il dott.Sburlati.
E’ possibile?
Grazie
Amedeo Volpe