In spiaggia, come in treno mi pare che a volte si pensi di essere da soli in un’isola deserta.
Ci viaggio quotidianamente in treno e ogni volta mi sorprendo per il tenore e gli argomenti di talune conversazioni, a voce alta.
Ho pensato che se avessi tempo potrei scriverci un libro.
Storie, anche al cellulare, in un regionale di pendolari, consentono di seguire ed appassionarsi all’evolversi degli eventi, di affezionarsi ai personaggi, di attendere con ansia la puntata successiva e rammaricarsi quando i nostri protagonisti non sono presenti.
Storie e relazioni anche molto intime.
Così in spiaggia, se si ha la fortuna di essere metodici.
Li ho visti arrivare, Lui e Lei nel pieno di un violento litigio.
Non giovani, diciamo una coppia di mezza età.
Scuro come le nuvole prima di un temporale.
Ma io lo sentivo.
Nell’impeto di quel litigio scorreva una tangibile passione reciproca.
Una classica gelosia femminile.
Un assaggio di tipica superficialità maschile.
Provo una istantanea empatia per questa coppia al momento senza speranza di riappacificazione.
Volano parole forti sulla riva e anche mentre Lui pianta l’ombrellone, un lettino per Lei ed un asciugamano per sé.
Di scatto Lei si rifiuta di parlare dirigendosi a guardare il mare.
Lui si avvicina e cerca di abbracciarla da dietro, sempre guardando il mare.
Ma Lei si ribella con violenza ritornando sul suo lettino e rinchiudendosi in un ostinato silenzio.
Così Lui si arrende ed entra in acqua per un lungo bagno.
Forse ha fatto bene.
E’ intelligente capire quando è meglio creare un po’ di distanza.
Devo dire che Lui è un po’ comico in acqua.
Non va al largo, non nuota, solo se ne sta di fianco in ammollo per ore.
Sembra strano forse, ma a me che assisto questa scena provoca dispiacere.
Ma come? Rovinarsi un bel pomeriggio di sole e di amore?
Così ho tentato un esperimento di invio di energia positiva, di una ondata di benevolenza che diceva:
“Fate la pace! Basta così poco, ci siete quasi, l’amore non è bello se non è litigarello”.
La settimana dopo li ho rivisti, stessa spiaggia, stesso mare ed erano in dolce armonia.
Così li ho battezzati “la mia coppia”.
Nel mio intimo sento che è anche un po’ merito mio.
Mentre sto scrivendo Lei sta dormendo sotto l’ombrellone e Lui se ne sta di fianco in acqua da circa due ore.
Ma sono davvero loro?
Non ne sono più tanto sicura, anche se il mio cuore sì, e la mia mente mi dice che pensare bene mi fa bene.
In treno e in spiaggia non siamo soli.
C’è il rischio di incontrare il cronista.
L’importante che sia quello buono.