Il primo oligarca russo a schierarsi contro la guerra di Putin è Mikahil Fridman, patrimonio personale stimato di 15,5 miliardi di dollari. L’imprenditore ha inviato una lettera al suo staff della sede londinese della propria società di private equity LetterOne, in cui si dice fermamente convinto che “la guerra non potrà mai essere la soluzione giusta”.
Mikahil Fridman, uno degli uomini più ricchi della Russia, prende posizione contro la guerra lanciata da Mosca in Ucraina. “Sono nato nell’Ucraina occidentale e vi ho passato la mia infanzia fino all’età di 17 anni”, ha scritto Fridman nella sua comunicazione , “i miei genitori sono cittadini ucraini e vivono a Leopoli, la mia città preferita”. “Ma ho anche trascorso gran parte della mia vita come cittadino russo, costruendo e facendo crescere imprese. Sono profondamente legato ai popoli ucraino e russo e vedo l’attuale conflitto come una tragedia per entrambi”.
E un altro magnate russo, Roman Abramovich, ha lasciato la gestione del club calcistico Chelsea. La crisi in Ucraina continua ad avere strascichi anche nel mondo del calcio. Con la decisione dei tedeschi dello Schalke 04 di rompere l’accordo col loro sponsor storico, Gazprom, e quella della Uefa di spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi, dopo aspre polemiche del Cremlino. Non è così scontato il passaggio di mano del Chelsea per Abramovich. Come evidenziato da Sky Sports UK, infatti, gli amministratori della Chelsea Foundation, indicati come “in una posizione migliore per gestire il club” da parte del magnate russo, non hanno ancora accettato la responsabilità. La fondazione, che si occupa di beneficienza, sta cercando ancora di comprendere col suo team legale se vi sia compatibilità con la legge britannica in materia.
Una preoccupazione motivata, quella degli oligarchi, dopo che l’Unione europea ha preventivato di congelare i beni all’estero di Putin e di esponenti di spicco del governo con una successiva ondata di nuove sanzioni. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “Lavoreremo per proibire agli oligarchi russi di utilizzare i loro asset finanziari nei nostri mercati”. Le sanzioni sono pericolose, ma rappresentano un’alternativa, per evitare lo scoppio della terza guerra mondiale.
Intanto da Mosca si apre lo spiraglio di un possibile negoziato di pace in terra bielorussa, una prospettiva in realtà in contrasto con l’ordine di Putin “di porre le forze di deterrenza dell’esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento”. Non sicuramente una prospettiva verso la pace.