La strategia è chiara: non si possono più utilizzare le scemenze di Murgia e Scanzi, personaggi privi della pur minima credibilità, dunque occorre puntare sullo stillicidio di piccoli attacchi quotidiani per far passare il messaggio della pericolosità di una destra che non può non essere fascista. Così si riesuma la salma di Prodi per una dichiarazione sul terrore di Bruxelles per una eventuale vittoria del centrodestra a guida meloniana e, parallelamente, si rilancia la desaparecida Sabina Guzzanti per fare l’imitazione di Meloni e farle citare la parola vietata: Duce.
Guzzanti, rigorosamente su La 7, prende in giro Meloni e il pessimo Michetti mentre in studio ride Prodi. Proprio quel Prodi immortalato da un video mentre non riusciva a capire come si indossasse un casco da sci. Ecco, non proprio una impresa sovrumana, ma eccessiva lo stesso per chi vorrebbe guidare l’Italia dopo aver già provocato danni colossali.
In contemporanea Repubblica, sull’inserto Robinson, pubblica un fondamentale intervento di Patrick McGrath, che si vanta di essere il figlio di uno psichiatra di un manicomio criminale, per sostenere che il fascismo è follia assoluta.
Eppure tutti costoro, se non pensassero che la Storia è quella raccontata da Olla sul Tg5, si sarebbero accorti che il fascismo è stato fondato più di 100 anni fa ed è morto da più di 75 anni. Macché, restano ossessionati, terrorizzati. Forse la paura reale è quella di perdere rendite di posizione basate sul nulla. Magistrati che perdono tempo, e denaro pubblico, per occuparsi di qualche braccio teso per salutare una bara. Oddio, il pericolo della dittatura! Per un braccio alzato? Ed altri magistrati, con l’immancabile sostegno di giornalisti ignoranti, si preoccupano per le croci celtiche, simbolo nazista delle SS francesi! Eppure basterebbe un controllo su Wikipedia per accorgersi della bufala.
Più complicato, per chi vive nelle redazioni dei media e non si affatica a conoscere il mondo circostante, accorgersi che nelle sedi del centrodestra la realtà è radicalmente cambiata. Giornalisti che vivono nella certezza del pericolo fascista, che si esaltano quando una perquisizione mostra che, in cantina, qualcuno conservava il busto del Duce, un manganello decorato, un ciondolo con il fascio. Chiari segnali di pericolo imminente. Soprattutto se uniti a qualche post minaccioso su Facebook.
Ma, privi del senso del ridicolo, i media di servizio si preoccupano anche quando i furbetti del neofascismo sostituiscono il saluto romano con la stretta all’avambraccio. Si mimetizzano! È evidente che il saluto prelude ad una marcia su Roma con dittatura incorporata. D’altronde è un saluto delle legioni romane, dunque legato alla Garbatella, dunque bisogna sciogliere Fdi. Ovviamente ci sarebbe da ridire se anche venisse adottato il saluto valdostano con pollice alzato. Chiarissimo simbolo maschilista e discriminatorio.
Ma l’importante è insistere, delegittimare, denigrare, seminare dubbi e paure. Un’offensiva a tutto campo, utilizzando comici, pseudo intellettuali, politici che non hanno nulla da proporre e dunque si rintanano nella polemica più idiota. E soprattutto giornalisti in cerca di visibilità. “Trama nera trama nera, sol con te si fa carriera”. Passano i decenni ma l’insegnamento resta quello. E poco importa se i “fasssisti” non ci sono più e bisogna inventarli. Cosa non si fa per un po’ di audience..