Maurizio Blini, scrittore torinese, prosegue il suo lavoro di approfondimento delle potenzialità narrative e di analisi sociale del noir, con un nuovo e intrigante romanzo “I cattivi ragazzi” (€uro 12,00 p. 252) pubblicato da Edizioni del Capricorno, dove entra in scena una nuova coppia d’investigatori, il capo della Omicidi di Torino Silvano Stelvio e suo fratello Moreno, poliziotto già in pensione.
Torino, estate. Il Dottor Stelvio, capo della Omicidi torinese e la sua squadra si trovano all’improvviso a dover affrontare due indagini parallele, che si rivelano subito complicate e apparentemente prive di smagliature in cui inserirsi. Nelle acque scure del lago Piccolo di Avigliana è ritrovato un cadavere e contemporaneamente, una serie di lettere anonime accusa Aldo Sciortino, una persona eccentrica soprannominata “il pretino”, che quotidianamente siede su una panchina davanti all’area giochi del parco della Pellerina, osservando i bambini, d’essere un pedofilo.
Stelvio nelle indagini è aiutato dal fratello Moreno, che in questo modo combatte il serpeggiare della depressione, dovuta al fatto d’essere in pensione. I due fratelli e la squadra investono tutte le loro risorse umane e professionali per sciogliere il duplice enigma, mentre il presunto pedofilo sembra cementato nella sua immobilità, su cui scivolano e si susseguono ripetutamente le lettere anonime. Sull’altro fronte, i tentativi d’identificare il morto sembrano arenarsi davanti alle acque melmose e beffarde del lago. Gli investigatori dovranno fare appello a tutta la loro esperienza sul campo coniugandola con i nuovi strumenti tecnologici. In particolare, l’empatia verso i fattori umani si rivelerà fondamentale e diverrà la duplice chiave che risolverà entrambi i casi, in un conflitto finale teso ed emozionante, quando la verità emergerà con l’acutezza di un bisturi, colpendo i poliziotti nei loro affetti più profondi e nei loro valori professionali, rendendoli, nello stesso tempo, vincitori e amareggiati.
Maurizio Blini ha scritto un romanzo originale nella perfetta geometria degli elementi narrativi, umano perché svela il costo pagato da chi essere in polizia lo vive come una missione, cui a volte sacrifica i sentimenti più cari e il senso di vuoto esistenziale, quasi di inutilità, quando ci si deve ritirare. L’autore però, non nasconde il lato oscuro della professione, quando il potere che è dato per difendere la comunità, si trasforma in prepotenza e in disprezzo della vita umana. La scrittura è vigorosa, essenziale, a tratti anche spietata, ma non scade mai negli effetti gratuiti ma costruisce con perizia personaggi dal forte spessore psicologico che divengono autentici e superano il limite della pagina, dialogando direttamente con lettori e lettrici. Valore aggiunto, in ultima analisi, la capacità di trasfigurare Torino nelle sue diverse declinazioni e il lago Piccolo di Avigliana da mere cornici in protagonisti, veri e propri specchi dell’interiorità dei protagonisti.