I rappresentanti di India e Cina si sono incontrati ed hanno auspicato la fine della guerra in Ucraina. In fondo una “non notizia” perché, in termini giornalistici, la notizia sarebbe stata un incontro per auspicare un’intensificazione delle operazioni militari. I media di regime italiani ne hanno comunque approfittato per rilevare come Pechino e Nuova Delhi avrebbero, di fatto, scaricato Mosca e Putin. Quando le speranze si trasformano in analisi di comodo.
Perché è vero che l’incontro era incentrato sul conflitto in Ucraina, che nessuno vorrebbe far prolungare nel tempo, ma l’aspetto molto più interessante è l’armonia – perlomeno temporanea – tra i due Paesi perennemente sull’orlo dello scontro. Invece, questa volta, India e Cina hanno messo da parte la tradizionale rivalità ed hanno guardato al futuro. Non al presente, perché è chiaro a tutti che la guerra in Ucraina non durerà ancora a lungo. Ma al futuro.
Quel futuro che i maggiordomi europei di Biden hanno regalato all’Asia. La porcata dell’accordo sul gas statunitense e canadese è una montagna di immondizia riversata innanzitutto su Italia e Germania con la complicità di Sua Divinità Mario Draghi e dei giornalisti di regime. Grazie a questa vergogna, le famiglie italiane pagheranno di più l’energia e le aziende saranno ancor meno competitive. Mentre quelle del Nord America avranno nuovi vantaggi, al di là dei lauti guadagni per la vendita del gas che sarà estratto, liquefatto, trasportato attraverso l’Atlantico, rigassificato e finalmente immesso nella rete di distribuzione. Tra l’altro non sarà neppure sufficiente a far fronte alle necessità europee e, ovviamente, sostituirà la dipendenza dal metano russo con la dipendenza dal metano nordamericano. Davvero un colpo da maestri.
La Russia, di conseguenza, dirotterà gas e petrolio verso India e Cina che lo pagheranno meno di quanto costerà all’Europa. Dunque i due Paesi aumenteranno la propria competitività. E la Russia, cacciata verso l’Asia dalla folle politica europea al servizio (retribuito?) di Washington, verrà inserita nelle strategie asiatiche stabilite da Nuova Delhi e Pechino. Cioè da due delle prime tre economie mondiali nell’arco di pochi anni.
Se Pechino, a fronte delle nuove prospettive, rinunciasse alle politiche espansionistiche ed aggressive, l’asse India-Cina-Russia diventerebbe un polo di fortissima aggregazione. Dai Paesi ex sovietici dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan e tutti gli altri) all’Iran, ma con la possibilità di coinvolgere anche la Turchia ed i Paesi legati ad Ankara come l’Azerbaijan. Nel frattempo la Cina ha già chiesto all’Arabia di pagare in yuan il petrolio, iniziando l’opera di demolizione del potere del dollaro. E la Russia ha rafforzato la presenza nel Sud del Mediterraneo, dove il confronto è con la Turchia. Con la Cina sempre più coinvolta in Africa, dove è presente anche l’India, ma pure Turchia ed Emirati.
In pratica l’unica chance per l’Europa è che India e Cina non riescano ad accordarsi per una strategia di collaborazione. Ma se si rendono conto che è loro interesse metter fine alle tensioni, gli europei pagheranno a carissimo prezzo il tradimento dei maggiordomi di Biden.