Tutti pazzi per Giacarta. E, soprattutto, per le enormi potenzialità nel settore delle batterie per il “trasporto elettrico”. L’Indonesia è ricchissima di nichel e ha deciso di approfittare delle proprie risorse non per aumentare l’esportazione ma per rafforzare il settore produttivo. Esattamente come sta avvenendo nello Zimbabwe e in Bolivia per il litio. I Paesi di quello che era definito come Terzo Mondo hanno deciso di sfruttare in proprio le ricchezze minerarie di cui dispongono, anche se i capitali sono spesso stranieri. Cinesi, in particolare. Però almeno si costruiscono fabbriche, si crea lavoro, cresce la ricchezza del Paese.
Ed è quello che sta accadendo in Indonesia. Dove affluiscono capitali cinesi, sudcoreani, statunitensi. Per creare il terzo polo mondiale delle batterie. Per l’esportazione, ovviamente, ma anche per utilizzare la nuova industria per sviluppare il Paese ed in particolare il ceto medio. Perché, con oltre 270 milioni di abitanti, l’Indonesia rappresenta anche un mercato interno potenzialmente molto interessante.
Però esistono numerosi ostacoli. Il primo è il prezzo eccessivo delle auto in relazione al potere d’acquisto di gran parte della popolazione. In secondo luogo la mancanza di una adeguata rete di colonnine stradali per la ricarica delle batterie. Per questo si sta inizialmente puntando sui veicoli commerciali mentre arrivano investitori da tutto il mondo per gestire il business delle colonnine di ricarica. Ovviamente anche lo sviluppo del solo settore dei veicoli per il lavoro farà aumentare l’occupazione e la ricchezza complessiva. Dunque aumenterà il numero di cittadini che potranno permettersi l’acquisto di un’auto elettrica. Magari non quelle europee o statunitensi, più costose, ma almeno quelle cinesi o indiane.
Continuando a favorire il circolo virtuoso che è l’esatto contrario rispetto alle strategie economiche italiane. Qui si insiste con i bassi salari, con il precariato, con costo delle vetture per nulla in linea con il ridotto potere d’acquisto delle famiglie. Il ceto medio viene utilizzato come bancomat per finanziare gli sprechi. E non avendo neppure le materie prime come nichel o litio, ci si incaponisce in battaglie di retroguardia per rinviare il più possibile l’introduzione di auto elettriche. Vendute, peraltro, a prezzi proibitivi per la maggioranza della popolazione. Ovviamente evitando di incentivare la rapida creazione di una apposita rete di rifornimento.
Ma evitando, soprattutto, di pensare a nuove linee di sviluppo dell’economia italiana. Meglio stare a perder tempo con le liti sul 41 bis.