L’anticipo della programmazione della campagna vaccinale nel mese di ottobre appariva fondamentale per evitare che un’eventuale recrudescenza del Covid-19 risultasse aggravata dalla concomitante circolazione del virus influenzale. Secondo gli esperti, proteggere il maggior numero di persone con la vaccinazione – a partire da coloro già in precarie condizioni di salute e a maggior rischio di complicanze (tanto dell’influenza quanto del Covid-19) – permetterebbe di semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra le due malattie.
Non solo l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus, nel nostro Paese c’è un’altra criticità sanitaria, ed è quella legata al vaccino antinfluenzale, con più della metà delle Regioni che hanno segnalato come i medici di famiglia siano rimasti senza dosi da poter somministrare.
Il vaccino infatti manca in metà delle Regioni; a segnalarlo a un’intervista all’Agi è stato Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale. La campagna vaccinale, pur essendo partita in anticipo, rischia di far riscontrare criticità. “In Lombardia e in Sicilia, ad esempio, stanno arrivando ad ogni medico 30 dosi di vaccino alla settimana, ma 30 dosi ci mettiamo un giorno a farle”, ha detto ancora Scotti.
Secondo Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale, “non vi è alcun mistero o fenomeno particolare nella mancata disponibilità di vaccini, che stiamo osservando in questi giorni, si tratta semplicemente di una conseguenza per la mancata programmazione delle richieste durante lo scorso inverno”. Secondo l’esperto, per il 2020 la richiesta delle dosi è stata effettuata con un “significativo ritardo rispetto agli anni precedenti”, ed è questo uno dei motivi per cui si presentano le attese di questi giorni, che “rappresentano una diretta conseguenza delle domande posticipate lo scorso inverno”.
Cricelli, poi, ha fatto un paragone con la situazione in altre nazioni. “In altri Paesi europei le richieste delle dosi sono state già inviate a febbraio 2020, mentre in Italia la mancata lungimiranza ha provocato una serie di ritardi nella produzione, nella distribuzione e nella somministrazione delle procedure immunizzanti”, ha sottolineato. “Tutto ciò si aggiunge al fatto che quest’anno, per via dell’emergenza sanitaria in corso, sarà necessario vaccinare circa un 50% aggiuntivo della popolazione rispetto agli anni precedenti”.
La situazione di carenza vaccinale “sta creando in alcune regioni situazioni di conflittualità tra paziente e medico”, che è costretto suo malgrado a discriminare tra gli aventi diritto. Le istituzioni devono assumersi la responsabilità quando non programmano in maniera adeguata la consegna delle dosi.
Una situazione grave se si considera che i farmacisti avevano segnalato il problema già da luglio, dopo aver scoperto dalla distribuzione intermedia che i quantitativi vaccinali era stati tutti opzionati dalle regioni. Il vaccino antinfluenzale in questa fase è importante. Un nuovo studio, segnalato per la prima volta da Scientific American, ha rilevato che tutti coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale nella stagione 2019-2020 hanno registrano il 39% in meno di probabilità di risultare positivi al Coronavirus nei mesi di marzo/giugno 2020, ovvero quando è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria in tutto il mondo. La vaccinazione antinfluenzale può contribuire non solo alla riduzione del rischio di contrarre l’influenza ma riduce anche la carica virale correlata al Covid