Copiare i padroni di Washington può essere comodo per i maggiordomi italiani. Però dovrebbero almeno avere il buon gusto di valutare le differenze tra i due Paesi e le due economie. Gli Stati Uniti sono alle prese con una improvvisa frenata delle domande di lavoro dopo quasi un anno in cui per ogni due posti di lavoro c’era un solo candidato disponibile. Sino a qui le similitudini con l’Italia non mancano: gli imprenditori italiani, in ogni settore, lamentano la mancanza di personale disposto a lavorare.
Però c’è una differenza abissale. Gli Usa hanno affrontato il problema aumentando considerevolmente la paga oraria. Con una sorta di asta tra aziende e territori per accaparrarsi i lavoratori migliori o più necessari. Le imprese italiane hanno reagito lamentandosi. E basta. Aumentare i salari? Neanche a parlarne! Anzi, a fronte di un’inflazione insostenibile, gli imprenditori hanno chiarito che non si deve assolutamente adeguare la retribuzione all’aumento del costo della vita.
Ora, negli Stati Uniti, la situazione sta lentamente cambiando. Nel mese di maggio le assunzioni sono state 100mila in meno rispetto ad aprile. Dunque la situazione pare avviata alla normalizzazione anche se questo potrebbe significare un rallentamento dell’economia statunitense. Con l’effetto, però, di raffreddare l’inflazione che ha raggiunto livelli preoccupanti.
L’Italia, ovviamente, resta a guardare. Non ha idee, non ha strategie. Niente di niente. Sempre e soltanto il rifiuto di aumentare le retribuzioni. Senza investimenti, senza innovazione. L’inflazione divora il reddito delle famiglie ma i lavoratori non hanno il diritto di difendersi dall’aumento del costo della vita. “Piccoli sacrifici”, li aveva definiti Sua Mediocrità Mario Draghi per giustificare le sanzioni contro la Russia. Giorno dopo giorno ci si rende conto che i sacrifici si sommano ai sacrifici. E non sono piccoli. Il presidente di Confindustria, Bonomi, mette in guardia dalla recessione. Chi lavora per il mercato interno si spaventa, di conseguenza frena gli investimenti.
Tutti sperano che la voglia di vacanze possa garantire un boom di incassi al turismo domestico. Però si è visto nell’ultima stagione invernale che laddove le società degli impianti di risalita hanno aumentato il prezzo del biglietto giornaliero, gli incassi delle società sono aumentati ma il numero dei turisti è drasticamente calato. Ciò significa che ci hanno rimesso bar, ristoranti, hotel, negozi. E con inflazione alle stelle e salari bloccati, il problema potrebbe riproporsi in altri settori.
2 commenti
Se l italia è destinata a fallire seguendo la logica del grande reset questa situazione spaventa solo chi sa e vede.oppure chi vede sulla propria pelle.pwr il resto tutto tace .secondo copione.e i sindacati ….non esistono più. Posto xhe nel tempo abbiano svolto un qualche lavoro di loro spettanza
E allora se i commenti devono essere come voi li volete perche’mettete la formula commenti?