Viaggio nel futuro. Mica facile come obiettivo. Ma Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl, non ha timori nell’assumere il ruolo di pilota dell’astronave che dovrà condurre il mondo del lavoro italiano a far finalmente i conti con la realtà. E, possibilmente, ad anticiparla per offrire soluzioni che non siano sempre in ritardo rispetto ai cambiamenti epocali.
Però è imbarazzante, Capone. Perché, per preparare il futuro ha la pessima abitudine di ascoltare, di confrontarsi, magari persino di imparare. E poi di mettere a disposizione la sua organizzazione sindacale per supplire alla mancanza di idee e di progetti della politica. Che compare all’iniziativa dell’Ugl ma poi sparisce rapidamente. D’altronde gli stati generali della cultura di destra prevedono interventi da 3 minuti: sveltine culturali che rappresentano già un salto di qualità rispetto all’onanismo intellettuale precedente.
Capone e l’Ugl, al contrario, ascoltano. Invitano esperti di diversi settori ed anche di diverse provenienze. Interventi tecnici, per spiegare le tendenze del mondo del lavoro, per discutere di metaverso e di smart working, di formazione e di fuga dei cervelli, di delocalizzazione e di ritorno della produzione industriale, di partecipazione e di nuove professioni.
Mancando completamente la politica, tocca al sindacato farsi carico di analisi e proposte. Tocca a Capone individuare le linee strategiche lungo le quali far muovere un sindacato che non può più accontentarsi del ruolo rivendicativo proprio perché deve supplire al vuoto pneumatico dei poltronisti della politica di partito. Dunque l’Ugl ha in programma tour a raffica per portare in tutta Italia una serie di proposte che riguardano ogni aspetto del mondo del lavoro, dalla produzione ai servizi, dalla sicurezza alla cultura. Già, la cultura. Ma non quella dei 3 minuti e via..