La campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni di 1349 comuni è iniziata ufficialmente alle ore 12,00 di sabato 4 settembre. Saranno interessate città importanti quali Torino, Novara, Milano, Trieste, Bologna, Napoli, Benevento e la stessa capitale, Roma.
Per un mese intero i cittadini saranno inondati di comunicazioni e di inviti al voto non solo da parte dei partiti nazionali ma da una miriade di liste civiche dai nomi più fantasiosi. Migliaia di candidati si contenderanno le cariche di sindaco e di consigliere comunale. Le tipografie lavorano a pieno regime da settimane per produrre materiale propagandistico e i cosiddetti “santini”, quei cartoncini con la foto del candidato con l’indicazione della lista di appartenenza e il collegamento all’aspirante sindaco.
Ma come tutti sanno, la campagna elettorale è iniziata da mesi. Le città grandi e piccole sono state tappezzate da manifesti fin dalla scorsa primavera. I giornali locali hanno ospitato inserzioni propagandistiche da Natale in poi.
In una parola si è trattato della campagna elettorale più lunga della storia repubblicana, complice il Governo che ha prima rimandato le elezioni dalla primavera all’autunno, poi ha fissato una data generica tra la metà di settembre e la metà di ottobre e che, solo il 3 agosto ha fissato la data definitiva dopo una lunga ed estenuante trattativa tra chi le voleva prima e chi le voleva dopo.
In piena stagione di vacanze i più impegnati hanno rincorso i possibili candidati e sono andati alla ricerca spasmodica degli elettori ai quali chiedere una firma per presentare le liste. E poi hanno dovuto barcamenarsi tra le sabbie mobili burocratiche che, a partire da quest’anno, hanno reso ancor più complessa la procedure per depositare le liste.
Una gran quantità di denaro è stato e sarà speso in parte dai partiti, ma molto di più da parte dei candidati, nella speranza di andare ad occupare uno scranno che solo in pochissimi casi godrà di un certo prestigio. Conquistare la poltrona di sindaco a Roma, Milano o Napoli può garantire una visibilità mediatica importante. Ma un posto da consigliere comunale a Aiello del Friuli, piuttosto che a Montegallo oppure a Celenza Valfortore (tutti comuni in cui si voterà il 3 e il 4 ottobre prossimi) quali vantaggi potrà portare ai fortunati – si fa per dire… – che lo occuperanno? Eppure le tensioni per occupare quel posto sono assai più forti nei piccoli comuni che in quelli grandi. Ci sono famiglie che si spaccano, amicizie che vanno in fumo, rancori che si depositano e non scompaiono anche a distanza di anni.
Ma cosa spinge dei comuni cittadini a mettersi in lizza per occupare quel posto? Loro vi diranno che lo fanno per spirito di servizio, perché amano la loro città, e così via. E in buona parte è sicuramente così. Ma sotto sotto cova il desiderio di apparire, un pizzico di ambizione, il gusto della competizione. Già, proprio della competizione: perché da sempre, in Italia, si vive la politica come il tifo calcistico. Lo dimostra il fatto che in campagna elettorale molti si “danno da fare”, ma il giorno dopo il voto i più, cioè i non eletti, tornano alle loro abituali occupazioni, esattamente come gli elettori che “hanno fatto il tifo” per questo o per quello, salvo poi disinteressarsi, e tornare a lamentarsi, di tutto fino al turno elettorale successivo. Proprio come succede alla fine del campionato di calcio.