“Noi non siamo contro gli uomini. Lavoriamo con loro per la trasformazione della società. È il sistema che ci ha divisi. Non siamo complementari, siamo compagni”. Mariela Castro, figlia di Raul e nipote di Fidel, è in Italia per un tour organizzato dall’Associazione Italia Cuba allo scopo di far conoscere il nuovo codice delle famiglie approvato, con un referendum, nell’isola caraibica della revolución.
Un risultato non scontato e ottenuto con un consenso per nulla plebiscitario. Però il codice è stato approvato. “Non è mai facile introdurre qualcosa di nuovo” commenta Castro che è la direttrice del centro nazionale di educazione sessuale del ministero della salute pubblica. “Ma il cambiamento è nell’ordine delle cose. È insito nella rivoluzione. Dobbiamo sviluppare i diritti, tutti i diritti, sociali e civili, per tutte le persone”.
Una indicazione chiara, come quella sulla collaborazione con gli uomini, per una sinistra italiana che ha scientemente abbandonato i diritti sociali.
Mariela riconosce che, anche nella società cubana, gli ostacoli non sono mancati. “Nonostante tutto, è ancora presente una mentalità coloniale che si perpetua. Meno intensa, ma ancora presente”. Eppure le donne rappresentano il 53% dei parlamentari, e le donne sono al vertice del sistema giudiziario, nel mondo accademico, nel settore sanitario, sono la maggioranza nel mondo della ricerca scientifica. “E lo sono per merito e competenze, senza alcun bisogno di quote rosa”.
A proposito di sanità, Mariela Castro respinge la definizione di Cuba come Paese esportatore di medici e infermieri. “Perché è un’immagine, imposta dagli Usa, che mercifica ciò che, al contrario, è solo un servizio che noi offriamo ai Paesi che ne hanno bisogno. Ed i Paesi poveri non pagano nulla per i nostri medici che sono di ottimo livello poiché Cuba investe molto nella formazione e nel sistema sanitario”.
Ma il tour di Mariela – accompagnata da Mirta Granda Averof, ambasciatore di Cuba a Roma, da Danis Raidel Zumaquero Rodríguez, III segretario scientifico e accademico sempre a Roma e da Alejandro Nunez Padrón, ministro consejero dell’ambasciata a Madrid – offre anche l’occasione per una valutazione della situazione internazionale. All’Avana, ovviamente, sono molto soddisfatti per i cambiamenti in atto in tutta l’America Latina. Non solo in Colombia e Brasile, in Honduras e Venezuela, in Bolivia e Nicaragua (oltre all’Argentina, ma Castro rimpiange la presidenta Cristina..). Perché Cuba guarda con estremo interesse alla politica del Messico. Spesso ignorato dai chierici della disinformazione italiana che si limitano a raccontare gli scontri con i narcos.
E poi l’interventismo cinese in tutta l’area, gli accordi con i Paesi di altri continenti vittime dell’embargo statunitense e delle sanzioni adottate dai maggiordomi europei. Così la Siria è un Paese osservatore ammesso ad una delle alleanze transnazionali latinoamericane. E l’Iran ha stretti rapporti con il Venezuela.
“Ma a noi non piace l’idea di tornare al mondo diviso in due blocchi. La Cina – conclude Mariela Castro – non ci fa nessuna paura. Però preferiamo un mondo multipolare”. La proposta indiana di rivitalizzare l’organizzazione dei Paesi non allineati piace, anche se Mariela sostiene che l’organizzazione è tutt’ora viva. D’altronde tutti i cambiamenti in atto vengono nascosti sino a quando è possibile, in ossequio all’arroganza statunitense che vorrebbe un mondo a sua immagine e somiglianza.