L’arresto del poliziotto che ha soffocato un afroamericano, George Floyd, morto lunedì scorso 25 maggio a 46 anni sotto il ginocchio dell’agente Derek Chavin, non ha placato le tensioni. Sono state devastanti le manifestazioni dopo la morte di George Floyd.
È stato imposto il coprifuoco in 40 città di 16 Stati americani. Sono state arrestate 1400 persone in 17 città statunitensi. In tutta America sono stati dati alle fiamme commissariati di polizia, distrutte vetrine e saccheggiati negozi.
L’odio razziale negli USA non sembra mai morto. Il caso di George Floyd ha riportato alla ribalta le discriminazioni e le violenze subite dagli afroamericani provocando in pochi giorni la paralisi di un intero Paese. Dopo tre anni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, nel pieno dell’emergenza sanitaria che ha generato 40 milioni di disoccupati, l’America appare più divisa che mai. Mancano solo cinque mesi alle elezioni presidenziali del 3 novembre ma le disparità razziali ed economiche sono ancora ben radicate negli Stati Uniti.
Non ci sarà pace per la società americana fino a quando non si avrà la percezione che la giustizia è uguale per tutti. L’ingiustizia verso i neri è un’indelebile macchia dalla nascita della democrazia americana. Il razzismo è una ferita che sta all’origine di una democrazia fondata sulla schiavitu’. Non è facile indagare sulle cause profonde che hanno causato e generato tanta violenza. Il pensiero sembra rivolgersi a Martin Luther King, colui che aveva sognato una società americana più giusta, ma che inevitabilmente rimase schiacciato dal peso delle intolleranze razziali. Le sue parole sono sempre attuali: “Il senso di arroganza tipico dell’Occidente, che crede di avere tutto da insegnare agli altri, e nulla da imparare da loro, non è giusto”, così parlava Martin Luther King, che sembra vedere quello che sarebbe accaduto anni e anni dopo con la democrazia esportata, manovra di stampo completamente americano e prassi per numerosi presidenti statunitensi.
Ma la profezia di Martin non si ferma qui. “Una nazione che continua, un anno dopo l’altro, a spendere più denaro per la difesa militare che per i programmi di elevazione sociale, si avvicina alla morte dello spirito”. Le ultime parole di Trump non sembrano dargli torto: “Mobiliterò l’esercito statunitense per fermare i disordini e l’illegalità. Non possiamo permettere che le proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione e gruppi antifa. Siamo di fronte a un atto di terrorismo domestico”.
Il Pentagono si trova costretto così a intervenire con la Insurrection Act, una legge del 1807, che prevede di impiegare l’esercito nel suolo americano per motivi di ordine pubblico. Sono stati messi in allerta per andare a Minneapolis i soldati di Fort Bragg in North Carolina e Fort Drum a New York, che rappresentano due delle basi più importanti del corpo della Polizia Militare dell’esercito americano.
Trump mette in atto un passo raro ma non inedito per gli Stati Uniti d’America. Già nel 1992, in California, i militari furono schierati per sedare le proteste dei manifestanti di Rodney King. Tanti sono i misteri che avvolgono la morte di Rodney King, un tassista nero di 27 anni, picchiato dalla polizia di Los Angeles nel 1991. I quattro agenti che causarono la morte del giovane finirono sotto processo e furono assolti il 29 aprile 1992. La sentenza attivò la “Rivolta di Los Angeles”, che fu causa di cinque giornate di scontri che si conclusero solo il 3 maggio. Rodney King muore annegato in una piscina vent’anni dopo e il fatto misteriosamente archiviato come fatto accidentale.
I tre dei quattro poliziotti coinvolti nella morte di Floyd, non sono stati arrestati ma sono sotto indagine. Le proteste in USA continuano con un bilancio di tre morti negli scontri di Kentucki e Iowa. Il New York Times scrive che venerdì il Presidente Trump è stato portato per un’ora in un bunker sotterraneo insieme alla moglie Melania e al figlio Barron quando si è infiammata la protesta davanti alla Casa Bianca.
Altissima la tensione attorno alla Casa Bianca e gesto clamoroso del presidente Donald Trump che, scortato subito dopo le sue dichiarazioni alla nazione, è uscito a piedi per dirigersi verso la vicina Saint Jhon Episcopal Church. Sullo sfondo dei cori dei manifestanti caricati dalla polizia con dei lacrimogeni, Trump si è fermato di fronte alla Saint Jhon Episcopal e alzando un braccio ha mostrato la Bibbia alle telecamere pronunciando solo poche parole: “Il Paese sta tornando più forte”.
Intanto una nuova autopsia conferma che George Floyd sia morto per asfissia a causa di una compressione del collo e della schiena. Ciò confermerebbe che la vittima è deceduta nel corso del fermo della polizia di Minneapolis. Uno dei due medici legali, la dottoressa Allecia Wilson ha parlato di omicidio, dal momento che le prove emerse coincidono con un’asfissia meccanica quale causa della morte.
La Cina attacca gli Stati Uniti, interessanti i commenti del portavoce del governo cinese, Zhao Lijian, che afferma: “Il razzismo verso le minoranze è una malattia cronica della società americana. Le vite delle persone nere sono vite come quelle degli altri”. Il rappresentante del ministero degli Esteri di Pechino ha poi definito contraddittoria la reazione del governo Trump alle proteste che da giorni colpiscono le città americane : “Perché gli Stati Uniti idolatrano i cosiddetti indipendentisti di Hong Kong e anche le frange più violente del movimento, mentre trattano da rivoltosi chi protesta contro il razzismo?”
Il riferimento è alle manifestazioni contro l’influenza di Pechino che vanno avanti da mesi nell’ex colonia britannica. Mobilitazioni che, secondo il governo cinese, sarebbero in parte conseguenza di ingerenze straniere.
A questo punto potremmo concludere che Pechino non aspettava un regalo migliore. Gli Stati Uniti dopo avere indicato la Cina come colpevole di tutti i mali, sono finiti sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, dando una pessima immagine a causa delle innumerevoli rivolte urbane. Tutto questo non fa altro che alimentare in Trump la volontà di creare un’alleanza democratica contro la Cina ma il virus, la Cina e le rivolte sembrerebbero sancire la sua perdita di credibilità sulla scena internazionale.