L’Inter è la prima squadra italiana di proprietà straniera a vincere un campionato di Serie A.
Come è noto la squadra milanese appartiene per oltre il 68% alla holding cinese Suning, di cui è proprietario Zhang Jindong, presidente e fondatore, nonché uno degli uomini più ricchi della Cina, il cui figlio Steven Zhang è entrato a far parte del consiglio di amministrazione della società nerazzurra in qualità di presidente già cinque anni fa.
Dopo che, nel resto d’Europa e fatte le debite eccezioni, le squadre di proprietà nazionale che hanno vinto qualcosa sono ormai un ricordo, anche in Italia emerge un fenomeno nuovo. Le squadre italiane a entrare nel mirino degli investitori stranieri oggi sono sette su venti: la prima fu la Roma nel 2011 e al seguito vennero il Milan, la Fiorentina, il Bologna, la stessa Inter, il Parma e persino lo Spezia.
Per le altre non sembra che i capitali provenienti dall’estero, e soprattutto dagli USA, abbiano modificato la situazione in termini di successi sportivi. Se non altro hanno consentito di evitare fallimenti con la conseguente cancellazione di compagini storiche nel nostro panorama sportivo.
Non così per l’Inter, che si trova sull’orlo del fallimento.
Nelle casse della società mancano 400 milioni di dollari indispensabili per far fronte a tutta una serie di impegni finanziari: dal riscatto di diversi giocatori che hanno rinforzato la squadra di Antonio Conte, al pagamento degli stipendi. Soldi che è difficile reperire in patria in quanto il governo cinese ha imposto pesanti restrizioni nei confronti delle aziende che investono all’estero, in particolare nei business considerati poco stabili come il calcio.
E intanto bisogna finire di pagare quei giocatori che, pur facendo la differenza in campo, rischiano di mandare a gambe all’aria i conti della società. A parte Lukaku, prelevato nel 2019 dal Manchester United per 74 miloni, nel solo 2020 l’Inter ha tesserato Nicolò Barella (40 mln. dal Cagliari), Stefano Sensi (22 mln. dal Sassuolo), Achraf Hakimi (40 milioni di euro dal Real Madrid) e Christian Eriksen (27 mln. dal Tottenham). Tutti giocatori che sono stati comprati con pagamenti dilazionati a cui la società sembra non in grado di far fronte.
Tuttavia, la proprietà giura e spergiura di non voler cedere. Anche perché oggi, con i chiari di luna che interessano le squadre di tutto il mondo, più che vendere si tratterebbe di svendere. Gli esperti parlano infatti di offerte intorno ai 400 milioni – cifra che, come abbiamo visto, basterebbe appena a ripianare le perdite – a fronte di un patrimonio materiale e immateriale che si aggirerebbe intorno al miliardo.
Forse è per questo motivo che il tecnico nerazzurro, interrogato dai tifosi a proposito del futuro suo e dei giocatori, si è limitato a rispondere: “Ora ci limitiamo a goderci questo momento di gioia”.