Come in un film di fantascienza, l’evoluzione della specie umana sembra destinata a breve a fare un salto evolutivo senza precedenti: vi sarà una fusione tra intelligenza biologica e intelligenza digitale.
Neuralink è il nuovo software di Elon Musk, Ceo di SpaceX e Tesla, che collegherà il cervello con un computer attraverso l’impianto di minuscoli elettrodi.
Il progetto è ancora in fase iniziale, ma in campo medico gli elettrodi potrebbero migliorare la qualità di vita delle persone affette da Parkinson, epilessia ed altre malattie neurodegenerative.
Le interfacce neurali, Brain computer interface, sono mezzi di comunicazione tra il sistema nervoso centrale e un computer, che può essere gestito direttamente attraverso il pensiero, ciò apre dubbi oltre che riguardo a problemi tecnici anche a problemi etici. Avere dei chip nel nostro cervello potrebbe significare condividere i propri pensieri senza nessun limite, si andrebbe verso la creazione di un individuo collettivo, con risvolti opinabili sulla privacy, perché una volta che i nostri cervelli sono collegati ad una macchina, possono connettersi tra di loro come in qualsiasi social network.
Neuralink potrebbe essere il prossimo passo nell’evoluzione di Internet, con capacità di connessione molto più ampie.
La conoscenza del cervello e delle sue possibilità ha quasi raggiunto il livello oltre il quale c’è da sperimentare solo la tecnologia integrata, ossia l’ibridazione fisica tra uomini e macchine.
Appare difficile comprendere quali potrebbero essere le ricadute di queste tecnologie, ma è cosa certa che queste si diffonderanno velocemente. Presto avremo uomini che, con un impianto neurale, saranno in grado di fare cose che tutti gli altri non riescono lontanamente ad avvicinare. Uno scenario affascinante e inquietante al tempo stesso ma, a giudicare dalla rapidità con cui si sono sviluppate e diffuse globalmente le tecnologie negli ultimi anni, che appare vicino.
Il confine tra sopperire ad una disabilità e acquisire nuove capacità, che non appartengono ad un essere umano, sono ad esempio le protesi di Pistorius, che gli hanno permesso alle Olimpiadi di gareggiare tra gli atleti normodotati.
Le sperimentazioni hanno avuto come scopo l’individuazione di un’interfaccia che consentisse alle persone colpite da paralisi, ictus o altre patologie neurologiche, di acquisire un certo grado di controllo su alcuni tipi di azioni. Chi è paralizzato potrebbe scrivere attraverso una tastiera virtuale o muovere un arto artificiale, grazie agli impulsi della corteccia cerebrale. I ricercatori sostengono che, tra circa dieci anni, chi è colpito da gravi malattie neuro degenerative potrà riacquisire alcune delle abilità comunicative e motorie compromesse da una patologia.
L’obiettivo che appare inquietante è il permettere di comunicare e ricevere informazioni da una macchina con la sola forza del pensiero come dei veri cyborg, ma solo tra qualche anno scopriremo se Elon Musk è un visionario milionario o un pioniere della scienza.