Isabella Rauti al Quirinale. Le solite note del politicamente corretto – Littizzetto, Murgia, Mannoia e compagne del consueto giro radical chic – hanno deciso che il prossimo presidente della repubblica debba essere una donna. Non hanno indicato il nome, l’importante è il sesso. Capace od incapace, competente o meno, intelligente o con un QI tipo ghiacciaio in pieno inverno, deve appartenere al genere femminile. Pare, ma non vi è certezza, che a questo giro contino solo le donne biologicamente tali. La prossima volta si punterà su trans, su drag president, su qualunque variante assimilabile al genere femminile. Ma a questo giro si va sul tradizionale.
Una donna, perché no? Considerando gli ultimi presidenti maschi, una donna potrebbe far meglio. O magari peggio. A differenza di ciò che pensa la pattuglia delle fastidiose provocatrici in servizio permanente effettivo, una donna non è migliore in quanto tale, così come non è peggiore solo perché ha caratteristiche fisiche differenti dal maschio. Però Murgia e compagnia di giro hanno bisogno di visibilità e, dunque, si lanciano in appelli sconclusionati.
Però si potrebbe pure accettare il loro pressante invito. Il problema, come per i maschi, è l’individuazione del nome “giusto”. Mica facile. Un nome che sia espressione di un’ampia maggioranza del Paese. Dunque si può escludere in toto la compagnia di giro che ha avanzato la proposta. Secondo i sondaggi, in Italia ci sarebbe una maggioranza di potenziali elettori del centrodestra. Dunque, nonostante le consuete incapacità di movimento dell’area, il nuovo presidente donna dovrebbe arrivare da questo schieramento. Giorgia Meloni? Non si può, troppo giovane. E l’età è un impedimento anche per Mara Carfagna e per Lucia Borgonzoni.
Non sarebbe un problema per Santanchè, ma il guaio è che non la voterebbe nessuno.
E allora Isabella Rauti. Figlia d’arte, un bel curriculum intellettuale (ed è già un miracolo, considerando chi la circonda), la giusta dose di sfortuna in amore per piacere agli appassionati di gossip. Una che ha scelto quasi sempre il basso profilo, ed è un altro miracolo. Dunque ci si può aspettare che Littizzetto, Mannoia, Murgia e compagne facciano loro la candidatura della Rauti.
Oppure la solidarietà femminile vale solo nei confronti delle loro compagne? Magari sarebbero persino disposte a sostenere Cirinnà, esponente di quella gauche caviar con tenuta agricola a Capalbio, con cuccia del cane imbottita di soldi, con la lamentela perché la domestica – evidentemente insoddisfatta – ha abbandonato la villa costringendo la compagna senatrice a passare l’aspirapolvere? Sì, sicuramente Cirinnà sarebbe perfetta per le compagne Murgia, Littizzetto e Mannoia. Perché al Quirinale la servitù non se ne va da un giorno all’altro..