Ma di quali protezioni gode il disastroso ministro De Micheli? È la principale colpevole della seconda ondata del virus, dal momento che ha evitato accuratamente di predisporre un potenziamento dei trasporti pubblici, eppure tutti hanno preferito scaricare le responsabilità sulla pessima Azzolina. E la farsa degli esami di italiano per il calciatore Suarez, dove De Micheli si è contraddistinta per i suoi rapporti con la Juventus, ha portato alle dimissioni del rettore dell’Università perugina ma il ministro non è stato toccato ed i media di servizio hanno preferito sorvolare.

Siamo in fondo alle classifiche europee per le infrastrutture, ma nessuno chiede conto a De Micheli. Che pare molto più impegnata a garantire una ricca buonuscita ai Benetton. Per molto ma molto meno lo smemorato Toninelli veniva dileggiato un giorno sì e l’altro pure. Ma De Micheli è del Pd ed il partito sa come si gestisce l’informazione di regime.
Secondo il Primo Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale di Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, ad influire sul divario infrastrutturale sono prevalentemente i procedimenti burocratici, che in Italia sono quasi sempre farraginosi.
A caratterizzare l’Italia anche inefficienze e sprechi, come quelli relativi alle 640 grandi opere incompiute (per un valore complessivo di 4 miliardi di euro) ed alle oltre 400 opere bloccate per motivi burocratico-autorizzativi o per contenziosi vari (per un valore di 27 miliardi di euro). Insomma in totale 1.040 opere incompiute o bloccate.
L’attuale scenario è alquanto sconfortante, con investimenti pubblici in opere stradali e del genio civile che —peraltro— negli ultimi 10 anni in Italia hanno registrato un calo di oltre il 20%. L’Italia risulta così ultima in Ue per gli investimenti pubblici, con appena l’1,9% del Pil ed un divario di 0,9 punti rispetto al 2,8% della media europea.

Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche le infrastrutture da revisionare sarebbero 12 mila. Ma la rete viaria nazionale si perde poi nelle complesse ed articolate competenze di Autostrade, Anas, Regioni, Province, Comuni e via dicendo.
Non essendo mai stato funzionante il catasto delle strade non si può conoscere il numero esatto di ponti, viadotti e gallerie e non è possibile sapere quante di queste infrastrutture abbiano raggiunto livelli preoccupanti di degrado. Ma secondo le stime di Sensoworks in Italia i ponti sarebbero circa 1,5 milioni e calcolando poi le campate di ciascun ponte si arriverebbe già così a 4 milioni di strutture da revisionare.
Quante sono quelle sotto monitoraggio? Appena 60 mila, monitorate con i vecchi sistemi delle ispezioni. «Eppure i controlli “statici” portano a creare situazioni di allarme ed anche gravi diseconomie molto spesso innecessarie» commentano gli ingegneri di Sensoworks. Di queste 60 mila infrastrutture qualcosa sappiamo ed è già una buona cosa. Delle altre, invece, non sappiamo quasi nulla.
Forse De Micheli potrebbe telefonare alla sede della Juventus per chiedere lumi in proposito, invece di occuparsi degli esami dei calciatori.