Alternativa per l’Italia, Italia sovrana e popolare, Italexit. Non c’è che l’imbarazzo della scelta per chi è, legittimamente, disgustato dai partiti tradizionali trasformati in comitati d’affari o in agenzie per l’impiego utili per sistemare cognati, amici, circoli magici di ogni colore. Oddio, ci sarebbe il piccolo particolare della raccolta delle firme per presentare le liste: non tutti hanno a disposizione i taxi di Tabacci o Bonino per evitare l’incombenza.
Ma di fronte alla prospettiva di ritrovarsi con tre concorrenti in più sulla scheda elettorale, è soprattutto a destra che si è notato un certo nervosismo. Nella convinzione che si tratti di liste che possano togliere voti a Meloni e Salvini. Eppure si tratta di raggruppamenti elettorali che difficilmente troveranno grandi spazi sui media ufficiali. Però infastidiscono ugualmente.
Quello più considerato dai sondaggisti è Italexit di Paragone: ex leghista, poi parlamentare pentastellato, poi parlamentare fuoruscito e messo in proprio. Apprezzato dagli inglesi per la sua battaglia a favore dell’uscita dell’Italia dall’Unione europea e dalla moneta unica. Ma amato anche da parte dei No vax e No Green Pass. È il referente di una destra marginale, complottista e insoddisfatta.
No vax e No Green Pass, però, sono attratti anche da Italia sovrana e popolare che, come personaggio di riferimento, ha il comunista Marco Rizzo. Ma insieme a lui, come sostenitori o anche candidati, ci sono elementi in arrivo dal fronte opposto. E questo è un fattore che spiazza i politici degli schieramenti tradizionali. Con Rizzo si ritrovano i sostenitori di un programma sociale, dimenticato dalla sinistra radical chic e dalla nuova droite caviar, guerrafondaia ed assetata di atlantismo ad ogni costo. “Ma come si può essere alleati di Rizzo che difende le foibe?”, si chiedono i destri ufficiali. “Ma come si fa ad essere servi degli angloamericani che bombardavano scuole ed ospedali in Italia e che han fatto crepare a mucchi gli italiani nei loro campi di prigionia?”, replicano i destri rizziani. D’altronde questa è l’Italia dell’Anpi e della guerra civile mai terminata neppure dopo 80 anni.
Anche Alternativa per l’Italia nasce intorno ad una strana alleanza. Quella tra Di Stefano (ex Casa Pound) e Adinolfi. Non Gabriele Adinolfi, perché in tal caso non ci sarebbe nulla di strano, bensì Mario Adinolfi: un passato a sinistra prima di trasformarsi nel paladino cattolico difensore della famiglia tradizionale.
Ovviamente il bacino elettorale delle tre formazioni è piuttosto limitato. Ed i loro fans sperano in un accordo generale che è, semplicemente, impossibile. Non basta essere “contro” per poter stare insieme. Dunque bisognerà vedere innanzitutto se i tre gruppi riusciranno davvero a presentare le liste. E se chi non ci riuscirà andrà poi a sostenere chi dovesse farcela. Seppur con programmi molto ma molto differenti. Tra filo britannici e filo sovietici esiste più di una differenza.
È comunque interessante rilevare che esistono ancora, in Italia, frange seppur marginali che non accettano la cancellazione dei diritti sociali, che non accettano di essere al guinzaglio di Biden o di impoverire gli italiani per far felice una provocatrice ottantenne che dovrebbe dedicarsi a qualcosa di più adatto alle sue isterie personali ma meno pericoloso per il mondo intero.