In una interessante analisi delle differenze tra Milano e Roma, pubblicata sul Corriere della sera, Federico Fubini affronta anche il problema del finanziamento del debito pubblico. Con i risparmi delle famiglie che verrebbero dirottati sui titoli di stato, impoverendo le aziende e rendendo più difficoltosa la raccolta della liquidità per gli investimenti.
Tutto vero, certo. Ma quali investimenti? Quelli per acquistare le auto di lusso ai figli dei padroni o per comprare un alloggio al mare all’amante spacciandolo per una foresteria aziendale? Perché tutta questa corsa agli investimenti, quando non sono finanziati dalla mano pubblica (cioè dalle tasse dei contribuenti), non è che appaia proprio così evidente. Il mancato aumento della produttività è spesso legato ai macchinari obsoleti, anche se si preferisce non raccontarlo.
Ma, in ogni caso, perché fidarsi delle imprese italiane? Perché investire in Borsa? Fubini forse si è dimenticato gli anni, anzi i decenni, di lucide speculazioni borsistiche – a danno del “parco buoi” – da parte dei grandi azionisti e dei vari manager con mega pacchetti di stock option. O le cadute dei titoli provocate ad arte, con dichiarazioni ben mirate, per ricomprare a prezzi più bassi. Le vicende Olivetti e Telecom. Le bolle speculative. L’abbandono dei listini con quotazioni ai minimi dopo aver incassato montagne di denaro presentandosi in Borsa pochi anni prima.
Però le famiglie italiane dovrebbero fidarsi. Non si sa di chi è tantomeno il perché. Basti pensare alle squadre di calcio quotate. Ma lo schifo che emerge, e che non viene sanzionato, non dovrebbe allontanare i risparmiatori da un investimento in titoli di chi truffa il mercato.
E proprio queste vicende obbligano tutti a fare i conti con la giustizia italiana. E a chiedersi se ci si può fidare di questa giustizia. Il caso Tortora, certo. Ma quante migliaia di casi Tortora ci sono, in Italia? Con la totale impunità dei magistrati che hanno sbagliato. Ci si può fidare? Si deve avere fiducia? In chi? Nelle istituzioni dello stato che altro non sono se non gli stessi politici che venivano disprezzati sino ad un minuto prima della nomina alla presidenza di qualcosa? Davvero qualcuno è convinto che scenda lo spirito santo dello stato ad illuminare i nominati?
In realtà i problemi evidenziati da Fubini in merito a finanziamento del debito e investimenti sono legati tutti alla stessa parola che condiziona la vita pubblica e privata degli italiani: “Fiducia”. Manca nei confronti di qualsiasi istituzione (chiesa compresa), manca nei confronti dei vicini di casa, manca nei confronti dei famigliari.
Forse la sostituzione etnica rappresenta la meritata conclusione della storia di un popolo che si vanta di discendere dai conquistatori del mondo e invece discende solo da coloro che si affrettavano a cambiare bandiera ad ogni cambio del padrone di turno. Che, giustamente, non si fidava di chi aveva come motto “Franza o Spagna, purché se magna”.