Uno dei miti ricorrenti sui nostri Media. Noi, noi italiani intendo, siamo “brava gente”. Sempre e comunque. Collettivamente. Anche, anzi soprattutto, quando facciamo la guerra…
Oddio, la guerra… noi, la guerra, per davvero, non la facciamo, per carità! Noi facciamo solo “missioni di pace”. Portiamo aiuti, medicine, medici, caramelle ai bambini….
Il nostro esercito non spara… i nostri aerei non bombardano… noi non vendiamo armi….
È una retorica che mi dà un senso di nausea. Una melassa troppo dolce, anzi dolciastra.
Anni fa vidi il film “Italiani brava gente” di De Santis. Ero un ragazzino, ma mi diede fastidio. Un’immagine dell’italiano che suonava falsa. E anche parecchio ipocrita.
Ed è la stessa sensazione che provo oggi, vedendo il film sui nostri morti a Nassyria. E ascoltando frammenti delle, interminabili, enfatiche, rievocazioni a vent’anni da quella tragedia.
Tragedia che, poi, fu, semplicemente, un episodio di guerra. E lo dico col massimo rispetto per i caduti. Anzi, mi sembra che siano coloro che continuano a raccontare la favola dei “soldati di pace” ad oltraggiarne le memoria.
Non siamo un popolo di babbi natale e bianconigli… il nostro esercito non è una filiazione di quello della Salvezza, e non va in giro per il mondo a cantare cori vittoriani natalizi e distribuire balocchi e dolciumi.
Abbiamo una nostra storia. Anche militare. Anche di guerre. Perdute e vinte. Una storia che ha visto atti di eroismo ed anche di ferocia.
Questa ipocrita retorica della “brava gente” che non fa davvero la guerra, come in “Mediterraneo” di Salvatores, fa il paio con “italiani, spaghetti e mandolino… e magari mafia” con cui veniamo bollati, e disprezzati, all’estero.
Ed è una cosa che è iniziata con la fine della Seconda Guerra Mondiale. Per cercare di negare, mentendo in primo luogo a noi stessi, di aver perso una guerra. E di averla persa… male.
Allora abbiamo cominciato a raccontarci che noi siamo buoni. Che i cattivi, quelli che la guerra avevano voluto, erano “i fascisti”. Che non erano italiani. Erano arrivati da Marte.
E continuiamo così. Facciamo finta di non sapere che i nostri aerei hanno bombardato Belgrado insieme a quelli della NATO. Che i nostri soldati in Afghanistan ed Iraq hanno sparato e combattuto. Che – e questo è meno onorevole – oggi forniamo armi all’Ucraina. E non solo…
Il declino del nostro senso di identità, e dignità, nazionale, risiede anche in questo.
In questa ipocrisia del volerci considerare, sempre e comunque, buoni.
Brava gente che non fa davvero la guerra… brava gente che fa solo finta di avere un esercito.
Brava gente che non conta nulla sulla scena internazionale.
E che non ha alcun rispetto di se stessa.