Essere stupidi non è forse indispensabile per essere politicamente corretti, però aiuta. È sufficiente provare a giocare a Criminal Case, nella versione dedicata ai misteri del passato.
Si scoprirà che, per gli ideatori del gioco online, esistono categorie di persone di serie A ed altre che possono essere offese senza alcun problema.
Inutile precisare che i buoni hanno la pelle scura o cognomi israeliti. E sino a qui tutto regolare. È la stessa regola che pervade film e telefilm Made in Usa.
Però poi si sbraca sui cattivi. Italiani ed irlandesi. Ma se al cinema, perlomeno, si ha l’avvertenza di limitarsi alla mafia italiana ed alla criminalità irlandese, nel gioco si perdono i freni inibitori e sono i due popoli interi a venir etichettati come rozzi, violenti, criminali. Sfruttatori della prostituzione, contrabbandieri di alcolici, pronti ad uccidere senza pietà pur di imporre la propria legge del malaffare.
Ci si può consolare, però. Ai messicani (ed ai latinos in genere) va pure peggio poiché vengono dipinti come dei perfetti deficienti. E questo anche nella versione originale del gioco dove il ruolo di criminali passa a russi e cinesi. Criminal Case, però, non è nato in era Trump. Era decisamente antecedente. Evidentemente anche per il primo presidente americano dalla pelle scura il politicamente corretto funzionava a corrente alternata.
E lo stesso vale per le associazioni di consumatori sempre pronte a minacciare azioni legali e richieste di risarcimento milionario per ogni offesa di carattere etnico.
Non risultano neppure marce di protesta delle associazioni per i diritti civili. I latinos devono essere difesi se provano ad entrare illegalmente negli Usa, dopodiché possono essere insultati ed umiliati.
Quanto a italiani ed irlandesi, si arrangino. In nome del business si potrà ben insultare qualche etnia non protetta dai veti del politicamente corretto.