Il 20 febbraio, a Londra, c’è stata la presentazione di Red Sparrow. Thriller diretto da Justin Haiythe che vede Jennifer Lawrence nel ruolo di protagonista.
Nelle foto di rito col cast, l’attrice indossa un abito firmato Versace: maxi spacco, scollatura vertiginosa e tacco Jimmy Choo. Ed è subito “indinniaaaaazzione” generale.
Dove sta l’inghippo? Semplice, il clima.
Avete capito benissimo: la Lawrence, rea di non aver indossato il cappotto (a differenza dei colleghi) ha scatenato la solita manfrina sull’uguaglianza uomo/donna, sulla disparità di trattamento, sui Marò e probabilmente anche sulla pace nel mondo.
Gli uomini coperti, le donne in déshabillé. Imperdonabile: siamo in piena #Time’sUp e lei si lascia trascinare nel solito teatrino sessista.
Time’s Up (tradotto: tempo scaduto) è un’iniziativa cui hanno aderito circa 300 donne comprese molte star hollywoodiane (inclusa la Lawrence), nata sull’onda del caso Weinstein. L’organizzazione si è impegnata a raccogliere fondi utili a sostenere le vittime di molestie sul luogo di lavoro, donne e uomini, senza alcuna distinzione.
Scoperchiato il vaso di Pandora, numerose attrici hanno denunciato gli abusi subiti, compresa l’attrice che nel 2017 racconta alcuni spiacevoli episodi legati agli esordi della sua carriera.
Dopo averla fotografata nuda, le consigliarono di usare quelle immagini come incentivo a dimagrire. Lei. Dimagrire. Ah.
Quell’episodio la scosse al punto da chiedere consiglio a un produttore che le rispose candido: “non capisco perché dicano che sei grassa, sei assolutamente scopabile”. Ah (di nuovo).
Ora, lungi da me assecondare il maschilismo diffuso o la misoginia di alcuni individui (uomini e donne, sia chiaro) ma, in questo specifico caso, è bene separare i piani: uno riguarda prevaricazioni, soprusi e in alcuni casi reati veri e propri.
L’altro, tocca un vestito: il quando, il come e il perché è stato indossato.
Pensare all’attrice come a una donna succube o schiava del sistema è ridicolo ed è altrettanto comico credere che qualcuno possa averla costretta a rinunciare al cappotto.
La risposta dell’attrice infatti, non tarda ad arrivare:
Questa storia ci sta decisamente sfuggendo di mano: arriverà mai il momento in cui una donna potrà scegliere liberamente se indossare o no un cappotto (anche a -2°), un reggiseno, un paio di Crocs (questa è difficile, lo ammetto), una sciarpa troppo colorata o un cappello stravagante senza doversi giustificare, scusare o subire processi?
(Photo by John Phillips/Getty Images)
2 commenti
È una cosa triste e vergognosa. Credo che ogni donna sia libera di vestire come vuole a qualsiasi temperatura! Anche io se avessi avuto quel meraviglioso vestito non lo avrei coperto nemmeno a -2. Le donne dimostrano ancora di essere il vero nemico delle donne stesse.
Si racchiude tutto nella frase “It’s creating silly distractions from real issues.”. Ora tutto è sessismo, alzando solo un polverone che toglie rilevanza a quelli che sono i veri casi di sessismo.