Arrivano i Krampus. Arriva il lato oscuro del Natale. O, più esattamente, delle Feste Solstiziali. Che sono Feste della Luce. Ma, appunto, perché vi sia la Luce, deve esservi anche la Tenebra. E il Krampus è appunto questo. La rappresentazione della Tenebra.
La leggenda è abbastanza nota. O, per lo meno, lo è per i popoli dell’Arco Alpino orientale. Una regione che comprende la Baviera, l’Austria, il nostro Trentino Alto Adige, le Dolomiti bellunesi e friulane. E giunge sino alla Slovenia. Lingue diverse. Confini nazionali. Ma tradizioni comuni. Una stessa cultura, in fondo.
Krampus è un demone. Che si era mescolato ad un grupp di giovinastri mascherati con pellicce, piume e corna. Che andavano a combinare guai. A derubare i contadini dei paesi vicini. Ma lui, il Krampus, non aveva bisogno di mascherarsi. Il suo aspetto era, ed è, mostruoso.
Quando i giovani compresero che era un vero demone, furono presi dal terrore. E, pentiti dei loro peccati, chiesero aiuto a San Nicola, vescovo di Myra.
Ora Myra si trova in Licia. Asia Minore. E Nicola è una figura storica. Tuttavia il suo culto – diffuso in tutto il mondo orientale e ortodosso, nonché a Bari e Venezia, dove sarebbero le sue reliquie- nella regione alpina ha assunto caratteri molto particolari. Sovrapponendosi ad antiche figure pre-cristiane legate al culto del Sole.
Figure di Giganti e Dei e Spiriti che propiziavano la rinascita Solstiziale. E venivano invocati per garantire una futura annata di abbondanza.
Erano figure che dovevano, naturalmente, combattere contro il gelo e la Tenebra. E che portavano doni agli uomini che li meritavano.
Così Nicola – che è uno degli archetipi di Santa (Ni)Claus – duellò con il Krampus e lo sconfisse. Facendone il suo servitore.
Ma il Krampus, per quanto domato, resta quello che è. Un demone, con caratteri mostruosi e ferini. E infatti assume la funzione di colui che punisce, secondo la tradizione popolare, i bambini cattivi. Niente caramelle e balocchi, ma una sonora dose di frustate.
Tant’è che in molti paesi del nostro Trentino Alto Adige, la sfilata della notte di San Nicola, tra il 5 e il 6 di Dicembre, si articola in due precisi momenti. Prima arriva Nicola. Sul carro o sulla slitta. E distribuisce caramelle e dolciumi. Ma poi il Santo scompare. E fanno irruzione i Krampus, ormai divenuti “legione”. E, con urla e fragore di catene, cominciano a inseguire gli spettatori agitando le fruste. Comincia la fuga, e il gioco degli inseguimenti. Una sarabanda, letteralmente indiavolata, che si protrae sino a che le tenebre sono troppo fitte per continuare. Allora tutto finisce. E torna il silenzio.
Rito pagano, con caratteri quasi orgiastici, legato, anche, al culto degli inferi. E dei morti. Come adombra una vecchia filastrocca di Trieste, città ove il 6 dicembre è sempre stata Festa grande. Per i bambini più importante del Natale.
“San Niccolò de Bari, protettor degli scolari. Se i scolari no fa’ Festa, San Niccolò ghe tajarà la testa…”
La presenza del Krampus ricorda che non vi può essere Luce senza la Tenebra. Che la Natura, l’intero Cosmo, si muove ed evolve fra due polarità…
Così come l’anima dell’uomo. Perennemente sospesa fra i dolci doni dei Santo, e le scudisciate del suo, orrido, accompagnatore.
Tra il Cielo e l’inferno. La lunga Notte che precede il Solstizio. E il ritorno alla fase ascendente del Sole.
Buon San Nicola a tutti. Ma attenti alla frusta del Krampus…