Il 15 giugno di cento anni fa iniziava la Seconda Battaglia del Piave, quella che venne definita da Gabriele D’Annunzio la Battaglia del Solstizio.
Si tratta di un episodio bellico quasi dimenticato dai libri di storia nonostante vedesse impegnati quasi un milione di uomini sui rispettivi fronti e contasse circa 200mila perdite complessive tra morti, feriti e prigionieri.
Tutto nacque dal tentativo di sfondamento, da parte delle truppe austriche, del fronte del Piave sul quale si erano attestati gli Italiani subito dopo la disfatta di Caporetto dell’anno precedente.
La battaglia del Solstizio si risolse con la vittoria delle truppe italiane, supportate nell’occasione da contingenti inglesi, francesi, statunitensi e persino cecoslovacchi, ed ebbe un’importanza decisiva nel propiziare la finale battaglia di Vittorio Veneto che avrebbe portato l’Italia alla vittoria definitiva.
Ma questa battaglia andrebbe ricordata anche per altri motivi. Proprio nella mattina di quel 15 giugno, infatti, veniva abbattuto Francesco Baracca l’asso di quella che sarebbe poi diventata l’aereonautica militare italiana.
L’aviatore proveniva dalle fila dell’arma di cavalleria, per ricordare la quale aveva fatto dipingere sul suo velivolo un cavallino rampante nero su sfondo giallo.
La sua morte colpì l’opinione pubblica al punto tale che un giovanissimo Enzo Ferrari decise di adottare quel simbolo per la sua futura squadra corse.
Inoltre, proprio in occasione di quello scontro furono impiegati massicciamente gli Arditi, soldati che andavano all’assalto armati di pugnale e bombe a mano, e la cui divisa, fez e camicia nera, diventerà la stessa indossata dai fascisti che si costituiranno in partito a Milano poco meno di un anno dopo.
Infine va ricordato che lo scrittore americano Ernest Hemingway fu testimone dello scontro dalle retrovie, esperienza da cui trasse spunto per realizzare il suo capolavoro Addio alle Armi, il romanzo che forse più di altri gli consentì di vincere il premio Nobel per la Letteratura.