“Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Natalia, il cielo! È una meraviglia!”
Questo, per chi non lo avesse capito, è Dostoevskij . “Le notti bianche”. Un racconto giovanile, ambientato a San Pietroburgo. Una strana storia d’amore. Sospesa e incompiuta, sullo sfondo di quelle notti che lassù, vicino al Baltico, restano bianche e luminose sino a sera inoltrata.
Lei, Natalia, gli ha chiesto di essere solo amici. Di non innamorarsi di lei. E lui, il protagonista narratore, che già la ama, non può che rifugiarsi nel sogno..
Ma non è del romanzo che voglio parlare. Solo di questa frase. “Vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole. Che dormono per svegliarsi solo il giorno un cui saranno felici….”
La mente (almeno la mia) corre subito alla Bella Addormentata. La fiaba della principessa Aurora. E scorrono, inevitabili, le immagini del film a cartoni animati disneyano. Poetico, come solo i cartoni precedenti le tecnologie digitali possono essere…. ispirato, ancorché molto liberamente, alla fiaba di Perrault. Naturalmente c’è anche quella dei Grimm, “Rosaspina”, molto meno edulcorata della versione, manierata, francese. Più vicina alle narrazioni popolari, che hanno storia, e versioni, molti antiche. Scritte già a metà del ‘300, e poi filtrate dal nostro Basile. Ma il nocciolo del racconto è, davvero, molto, molto, più antico. E, inevitabilmente, più crudo.
Perché nei miti (di questo si tratta) da cui la fiaba è stata generata, il principe, o meglio quello che era in origine, non ridesta la Bella Addormentata con un semplice, e casto, bacio. Bensì possedendola nel sonno. E lasciandola gravida. Sarà il figlio, nascendo, a rompere l’incantesimo. A destarla dal sonno. E qui le prefiche del femminismo saranno pronte a scatenarsi… ma non si tratta di violenza sessuale. Bensì di una narrazione che ha a che fare con un percorso iniziatico. Iniziazione alla vita e all’età adulta, la fanciulla che diventa Madre, secondo la critica psicoanalitica.
Iniziazione ad antichi culti solari, ancora adombrati nel nome Aurora. Culti che prevedevano la morte e la resurrezione. E non escludevano pratiche… orgiastiche.
Storie vecchie. Che, secondo l’antropologia culturale, potrebbero risalire addirittura ai cacciatori raccoglitori del paleolitico, e ai loro, misteriosi riti….
Ma Dostoevskij rilegge il tema in modo estremamente poetico. Con la capacità di mantenere intatto il senso del magico. Oserei dire di reinterpretare, e rendere attuale, il nucleo iniziatico.
Vorrei farti dormire, dice il protagonista all’Amata irraggiungibile. Farti dormire e, sottinteso, sognare. E destarti solo quando potrai essere perfettamente felice. Quando tutti i tuoi sogni saranno, finalmente, realtà.
È un amare che non conosce il limite della quotidianità. Il grigiore dei giorni ordinari. Le paure che erodono ogni passione. E la finiscono per distruggere.
Un Amore che appartiene ad un altro piano dell’essere. Immortale. E proprio per questo dai più ritenuto impossibile. E addirittura irriso.
Ma dormire e sognare significano un viaggio al di là di questo mondo. In una terra, un bosco come nella fiaba, un giardino come in molte leggende dove tutto è bellezza. E dove, un giorno – dice il protagonista delle Notti Bianche – tu ti potrai ridestare. Contemplare la meraviglia del cielo. Ed essere finalmente felice. E mai più sola.