Il raggiunto accordo fra Regno Unito e Unione Europea per la Brexit rischia di generare un effetto domino per i diversi territori che vorrebbero approfittare dell’occasione per sganciarsi da Sua Maestà Britannica.
Oltre al caso eccellente della Scozia, intenzionata a chiedere un nuovo referendum per ottenere l’indipendenza e rientrare quanto prima nell’UE, e all’Irlanda che sogna il completamento dell’unità nazionale con l’annessione delle contee del nord ancora sotto il controllo di Londra, si fanno largo casi più spinosi per il governo di Boris Johnson.

In primis per la distanza geografica che lega alcuni dei territori oggetto di spinte autonomistiche o rivendicazioni di altri Stati e, in secundis, perché perdere su uno di questi tavoli significherebbe rischiare di creare un precedente che tutti gli altri cercherebbero di sfruttare nell’immediato. Così per una Spagna che riapre la questione legata a Gibilterra, c’è l’Argentina che dimostra di non aver mai perso di vista la contesa sulle isole Falkland (Malvinas per gli albicelesti).
L’accordo che evita i dazi tra Regno Unito e Ue non è, infatti, applicabile ai territori d’oltremare e il piccolo arcipelago dell’Oceano Atlantico – la cui economia si regge sull’industria ittica esportatrice nel Vecchio Continente – subirà tariffe appesantite tra il 6 e il 18% col rischio concreto di una fortissima recessione.
Dal proprio canto l’Argentina ha sfruttato abilmente, anche grazie all’apposito ministero voluto dal governo peronista di Alberto Fernández, alcune opportunità per rivendicarne nuovamente la sovranità.
La compagnia aerea Lufthansa ha recentemente chiesto al governo di Buenos Aires l’autorizzazione per sorvolare il territorio della nazione sudamericana al fine di procedere a realizzare un volo da Amburgo a Mount Pleasant, sede dello scalo internazionale dell’arcipelago, per gli scienziati che si recheranno in Antartide per le ricerche sul cambiamento climatico. Una richiesta, che insieme a quella di considerare l’aeroporto di Ushuaia, capoluogo della provincia argentina delle Terre del Fuoco, come alternativa in caso di condizioni climatiche avverse indicherebbe in maniera implicita un riconoscimento delle isole come territorio argentino da parte dell’azienda tedesca.

La riapertura della contesa si deve sicuramente, oltre che ai fattori storici (con la veloce guerra vinta dai britannici nel 1982), alla sempre crescente centralità delle isole che potrebbero fungere da postazioni permanenti per il raggiungimento dell’Antartide e alla scoperta dei giacimenti offshore di gas e petrolio che si sono aggiunti da una decina di anni alla principale ragione economica dovuta alle zone di pesca esclusiva.