La “buona destra” non esiste. Spazzata via dall’astensionismo più che dal voto popolare. I minus habentes che guidano i partiti del centrodestra hanno voluto dar retta alle sirene degli intellettuali della gauche caviar. E sono stati bocciati senza appello. I moderati, a destra, sono un miserabile bluff a cui crede solo il sultano di Arcore. È inutile che Salvini difenda la scelta del modestissimo candidato milanese quando è evidente che non si tratta dell’esito disastroso di una campagna elettorale troppo breve ma di una scelta assurda accompagnata da una politica insensata.
E non ha influito lo squallore della vicenda Morisi o l’altrettanto squallida vicenda Fidanza. Ciò che ha pesato è il pessimo livello della classe dirigente dell’intero centrodestra. Non per un saluto romano o per i vizi privati, ma per la totale mancanza di capacità, di competenza.
Adesso ci si stupisce per l’astensionismo nei quartieri popolari delle grandi città. Ma perché mai i ceti popolari, ed anche i ceti medi, avrebbero dovuto votare per un centrodestra che si è trasformato nel portavoce di Confindustria? La buona destra atlantista e serva del padronato non può piacere nelle periferie. Se poi un elettore si entusiasma per gli imprenditori, voterà un imprenditore, non quello che sembra il maggiordomo poco preparato del padronato. Ogni riferimento a Lollobrigida (Fdi) è puramente voluto.
Lo si è visto a Torino dove il candidato del centrodestra, Damilano, ha conquistato un risultato estremamente positivo per la sua lista personale, “scippando” voti a Fdi ma soprattutto alla Lega (mentre Forza Italia è del tutto irrilevante). Non solo, Lega e Fdi (che ha aumentato i consensi rispetto a 5 anni orsono, ma è molto al di sotto delle percentuali indicate dai sondaggi) non sono riusciti a convincere gli elettori di periferia a recarsi alle urne per sostenere un candidato moderato. E visto che gli elettori di periferia sono più numerosi di quelli del centro, la sconfitta è inevitabile. Mentre a Novara il candidato “politico” leghista, Canelli, ha vinto al primo turno. Ma è un caso raro, perché in realtà si sono scelti i “civici” proprio per sopperire alla mancanza di qualità degli esponenti dei partiti. Andando incontro al disastro.
Oggi ed in futuro. Come aveva dichiarato Nanni Moretti a proposito della sinistra, “con questa classe dirigente la destra non vincerà mai”. È una analisi condivisa da tutti coloro che non sono avversari delle destre ma che hanno il vizio di pensare. Eppure la reazione delle classi dirigenti è sempre la solita: si arroccano, si chiudono a riccio, gridano al tradimento. L’autocritica, nel migliore dei casi, riguarda le scelte di qualche candidato. Non la composizione dei vertici dei partiti, la loro inadeguatezza, l’impreparazione.
Da domani non si ripartirà rivoluzionando i cerchi magici, ma con minuscoli cambiamenti nella convinzione che basti un po’ di fumo negli occhi. Ovviamente non basterà.
1 commento
Una sconfitta inevitabile, quindi voluta, infine cercata. Una destra complice, assoggettata e parassitaria. Opposizione implica dissenso, ma esso non è più ammesso.