Se Paolo Damilano avesse davvero iniziato la sua campagna elettorale per il Comune di Torino, ieri avrebbe potuto e dovuto festeggiare. Perché la frattura romana tra Pd e 5 Stelle sul nome di Draghi offre una chances in più al centrodestra subalpino, qualora si degni di affaticarsi per presentare un programma e individuare dei candidati minimamente credibili.
Stefano Lo Russo, candidato in pectore per il centrosinistra, era sicuro di poter contare sul sostegno pentastellato al secondo turno, contro Damilano. Alleati nel governo romano, Pd e 5 Stelle avrebbero marciato uniti per sconfiggere il pericoloso estremista del vino e delle acque minerali.

Renzi, però, ha fatto saltare l’ammucchiata nazionale e le ripercussioni potrebbero esserci anche in periferia. In particolar modo a Torino dove proprio Lo Russo ha sempre coperto di critiche il sindaco pentastellato Chiara Appendino. Ed ora i grillini potrebbero vendicarsi, non avendo più freni a livello nazionale.
Dunque il centrodestra torinese si è scatenato per approfittare dell’occasione storica. Con un programma di grandissimo spessore culturale, con un lavoro accurato su economia ed occupazione, con analisi approfondite sul ruolo delle periferie. E con una meravigliosa sintesi che è stata trasformata in una precisa promessa: faremo una monorotaia!
Annunciata ad un solo quotidiano locale, perché vale sempre l’indicazione di Chiamparino: esageroma nen! Basso profilo e monorotaia. Manco un rendering per far capire l’eventuale impatto nelle strade percorse, meglio non esagerare con la comunicazione alla cittadinanza. E poi una pista da sci, come a Dubai. Costruendo un enorme scatolone in mezzo ad un parco, non in un’area periferica da riqualificare. Tanto per gradire anche un tunnel sotto il Po, promesso ogni volta dal sindaco del centrosinistra e mai realizzato.
Per le prossime uscite si può aggiungere una seggiovia per raggiungere la collina e piste di downhill per conquistare gli elettori grillini amanti della bici.

Tutto bello, tutto utile. Ma un’idea strategica sul ruolo futuro di Torino? Quale manifattura? Che tipo di servizi? Quale modello culturale? Certo che se la cultura verrà affidata a chi si è sempre allineato al pensiero unico obbligatorio ed al politicamente corretto, il cambiamento diventa difficile anche solo ipotizzarlo.