Sanremo ha dettato la linea musicale. Ma non basta ancora. È arrivato il momento della censura democratica, della cancellazione di orrori politicamente scorretti, della messa al bando di sedicenti artisti che la sinistra, sbagliando, aveva considerato “compagni di strada”. Bisogna agire in fretta, prima che la reazione rialzi la testa e blocchi la doverosa cancel culture in salsa musicale italiana.
Ovviamente non vale neppure la pena di perder tempo con i miti dei nemici del popolo e del cambiamento. Inutile sprecare le forze della censura democratica per i dischi di Lucio Battisti, di Ruggeri, di Cocciante, di Caputo, di Lauzi. Loro sono i nemici assodati. È sui finti compagni, e veri reazionari, che si deve intervenire con rapidità ed inflessibilità.
Non è più possibile ascoltare ancora De Andrè quando canta “Un giudice”:
Fino a dire che un nano
È una carogna di sicuro
Perché ha il cuore troppo
Troppo vicino al buco del culo
Gaber, poi, andrebbe vietato sempre, la sua memoria cancellata. Sessista, basti prendere un paio degli innumerevoli esempi. Iniziamo con “Destra-sinistra”:
Una donna emancipata è di sinistra
Riservata è già un po’ più di destra
Ma un figone resta sempre un’attrazione
Che va bene per sinistra e destra
Inaccettabile, evidentemente, per la definizione della donna. Ed omofobo in “Quando è moda è moda”:
E anche nell’amore non riesco a conquistare la vostra leggerezza
Non riesco neanche a improvvisare e a fare un po’ l’omosessuale
Tanto per cambiare.
Da censurare, Gaber, anche quando si dedica alla politica internazionale, in “America”:
Non c’è popolo più stupido degli americani
Meglio mandare al rogo tutta la sua produzione, sicuramente poco atlantista. E poi uno che ha portato Céline nel teatro canzone dovrebbe subire la damnatio memoriae. Ma bisogna censurare anche chi sembrerebbe irreprensibile. Sembrerebbe, appunto. Ma i compagni Khmer Rossi hanno insegnato ad essere critici spietati. Così ci si accorge che il “Cirano” di Guccini va purgato:
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
Una violenza tipicamente squadrista. Ed anche il richiamo alla spada è un chiaro indizio di spirito reazionario. Ma c’è di peggio, in “Culodritto”:
Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari
Di longobardi, di celti e romani dell’antica pianura, di montanari
Come si può notare, il soprannome per la figlia è un chiaro esempio di body shaming. Ed il riferimento ai cromosomi di famiglia è un sintomo di razzismo biologico e di xenofobia. Neppure un minimo cenno a cromosomi extra europei: vergogna! Va ancor peggio con “Bisanzio”, un provocatorio sfoggio di cultura erudita per mettere in imbarazzo le classi lavoratrici.. (Ah no, quello era il discorso di 30 anni fa). Per mettere in imbarazzo i giovani renitenti alla vanga ed ai libri, percettori divanisti di reddito di cittadinanza. Per concludere, definitivamente, con Guccini, si può ricordare “Vedi cara”:
Vedi cara è difficile spiegare
È difficile capire se non hai capito già
Siamo alla versione finto sinistra del battistiano “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi, Emozioni”. Razzismo anti femminista. Che raggiunge l’apice con una canzone di Paolo Conte portata al successo da Patty Pravo, “Tripoli 69”:
Ma Tripoli cos’è
È il primo nome che
Mi viene in mente se
Lo immagino lontano
Dove non so
In cerca di battaglie perché
Perché ogni uomo
Senza battaglie
Non può sentirsi
Un uomo un uomo un uomo un uomo un uomo
E quando un uomo va
A vivere di più
Le donne han solo lacrime
C’è tutto il campionario maschilista, reazionario, guerrafondaio. Dovrebbe essere vietata la trasmissione in radio, in tv, sui social. Ah, è già così? Meglio tardi che mai. La censura ha funzionato decisamente meglio con Pierangelo Bertoli. Sì, proprio quello riportato a Sanremo con un brano interpretato da Mannoia e Sangiovanni. Cantanti di provata fede democratica che, evidentemente, ignoravano uno dei primi testi di Bertoli, “1967”:
Gli ebrei son per bruciarmi sessantasei milioni di volte per nazismo,
e per gli americani è meglio assai cassarmi per sporco comunismo.
Eh no, cari compagni cantanti, così non va e la censura della cancel culture vi stanerà su ogni emittente e in ogni commento sui social. Perché sui giornali han già provveduto i compagni redattori ad eliminare ogni riferimento a queste vostre opere ormai inaccettabili.