Giancarlo Fantò (Torino 1959) è attore, regista, e autore teatrale. Conduce un programma su Radio GrP. Dopo il meritato successo del suo romanzo d’esordio “Il colpo di tacco” pubblicato da Buendia Books, torna al suo primo amore il teatro, con “Tu chi sei” andato in scena sabato 27 novembre alle 21, al Teatro Giulia di Barolo di Piazza Santa Giulia 2 bis, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Fantò, mirabilmente affiancato da Martina Brancati, Patrizia Driusso, Giulio Liberati, Antonella Menzato e Daniela Basile.
La scena si apre sul salotto di una casa, arredata con piante, un tavolo, una libreria, un divano: unico elemento dissonante, uno strumento medico appeso a un attaccapanni. Il protagonista, Massimiliano, un brillante architetto è intento a lavorare a un progetto al computer: richiamata da Massimiliano, arriva Lucrezia, sua moglie, che dopo un dialogo che assume contorni confusi, inizia a dargli da mangiare, imboccandolo.
Sarà però, l’ingresso di una dottoressa a infrangere l’atmosfera di apparente normalità e a chiarire la presenza di uno strumento medico; Massimiliano è ammalato di alzheimer e come risucchiato da un maelstrom, lotta disperatamente per tenere insieme i frammenti della sua lucidità mentale.
Improvvisamente, la sua malattia diventa la cartina di tornasole che porta alla luce segreti, rimozioni, parole non dette in un tifone che investe Lucrezia, l’amico Paolo, Dongiovanni impenitente, e l’anticonformista Francesca, reduce da un periodo bohemien a Parigi. L’architetto diventerà una specie di Virgilio che guiderà le persone a lui care attraverso le rispettive selve oscure, alternando assenza e presenza fisica e mentale, in un alternarsi di riso e pianto, di commedia e tragedia.
Quando la situazione sembra drammaticamente precipitare, sarà proprio Massimiliano, prima che le tenebre calino su di lui, a donare una seconda possibilità alle persone che ama, con uno strenuo atto d’amore e di amicizia, in un finale sorprendente e commovente, che abbraccia corpi e anime di spettatori e spettatrici.
Giancarlo Fantò è riuscito a riunire in un amalgama ricco e pregnante sensibilizzazione sociale e scrittura teatrale, grazie a una scrittura e a una recitazione empatiche, scorrevoli, profonde nel ritrarre personalità che grazie alla sua bravura e a quella degli altri interpreti, diventano persone reali, credibili nei loro chiaroscuri esistenziali. Ammirevole la capacità dell’autore di rielaborare e utilizzare in modo originale elementi pirandelliani, del teatro dell’assurdo, il flusso di coscienza di Joyce, e “Nel maelstrom” di Edgar Allan Poe, rifusi in un’architettura narrativa e recitativa, solida, simmetrica, potente, priva di tempi morti e lacune.
Lo stesso palcoscenico e gli oggetti di scena, grazie a un’armonia perfetta di lucie suoni, acquistano un’anima proteiforme, riflettendo sentimenti, sensazioni e travagli interiori di protagonisti e protagoniste. Valore aggiunto è la profonda pietas dell’autore nell’affrontare un tema difficile come quello dell’alzheimer, senza cadere nella retorica artificiosa e nel pedagogismo prolisso.