Mentre in Italia si discute sulla riapertura delle scuole e della chiusura degli impianti sciistici, nessuno si preoccupa di come e quando potrà ripartire la musica dal vivo. Anzi, più di una volta il Lider Minimo ha accusato le discoteche di essere il principale veicolo di infezione che ha causato la seconda ondata di infezioni.
Non così la Catalogna che dopo otto mesi di sospensione totale di qualsiasi forma di spettacolo dal vivo ha elaborato un piano in quattro fasi per ridare il via libera all’organizzazione di concerti. Benché sia nella regione di Barcellona che in tutta la Spagna il rischio epidemiologico da Covid-19 resti molto alto, la prospettiva di una regressione della seconda ondata ha convinto il governo locale a elaborare un piano che permetta un progressivo allentamento delle misure anti-contagio, da legare direttamente all’andamento dei dati dell’epidemia.
Il percorso sarà articolato in quattro fasi: la prima, già in atto, permette ai locali di operare al 50% della propria capienza, con un limite di affluenza fissato a 500 persone. Se la tendenza nel numero di contagi lo permetterà, dal 7 dicembre il limite di affluenza sarà ritoccato al rialzo, al 70%, sempre con un limite massimo di 500 unità. La fase quattro, che prevede un ulteriore allentamento delle misure restrittive sarà avviata – sempre compatibilmente con lo stato dell’emergenza sanitaria in corso – a partire dal prossimo 4 gennaio.
Resterà invariato, almeno al momento, l’orario del coprifuoco, che impone il divieto di circolazione su tutto il territorio regionale tra le 22 e le 6: questa norma – insieme a quella che continua a imporre lo stop a discoteche e locali da ballo – è stata contestata dalle associazioni di categoria locali, che avevano proposto di prorogare il coprifuoco all’una di notte con un’ulteriore deroga fino alle due per la notte di Capodanno.
Nonostante la prospettiva di riavvio, il lungo fermo delle attività non permetterà una ripresa a pieno regime delle attività: secondo una stima dell’Asacc, associazione che raggruppa i locali di musica dal vivo della Catalogna, a riaprire i battenti saranno circa la metà delle venue legate al circuito, con un picco di diciotto club su venti a Barcellona.
Per mitigare gli effetti della chiusura forzata il governo catalano ha varato all’inizio di questo mese di novembre un pacchetto di sussidi rivolti al settore articolato in due filoni: il primo offrirà un risarcimento per i costi operativi delle aziende e delle organizzazioni culturali colpite dalla pandemia, mentre il secondo compenserà gli artisti catalani che sono stati ingaggiati per concerti o festival, all’interno o all’esterno della comunità autonoma, ma le cui esibizioni siano state cancellate a causa dell’emergenza sanitaria.
Al contrario di quanto successo in Italia, dove ai lavoratori dello spettacolo è stato destinato un “ristoro” di mille Euro una tantum, ma soltanto a coloro che sono in possesso di partita iva, di fatto escludendo tutti i musicisti di base.