Nel corso dei secoli alla Chiesa cattolica sono state mosse accuse di vario tipo, sia dal punto di vista religioso sia politico. Nei primi secoli del cristianesimo, le accuse erano provenienti dagli ambienti popolari della religione tradizionale greco-romana, di stampo politeista, di sacrilegio e incesto; nel Medioevo, provenienti da gruppi pauperistici, accuse di avere abbandonato l’attenzione principale di Gesù in favore dei poveri; con il protestantesimo, di avere pervertito le pure dottrine dei tempi antichi e della Bibbia (centro dell’attività dei riformatori); con l’illuminismo e il positivismo iniziarono e si diffusero accuse di oscurantismo, cioè di voler ostacolare il trionfo della Ragione prima e della Scienza poi, esemplificato in istituzioni e episodi come l’Inquisizione, i processi a Galileo Galilei e a Giordano Bruno.
Lev Trotsky, politico e rivoluzionario russo, citando il liberale inglese Lloyd George, definì la Chiesa romana come “la centrale elettrica del conservatorismo”. La Chiesa cattolica è stata accusata, anche dal Nazismo, di essere un’organizzazione omosessuale, soprattutto per quanto riguarda la vita monastica; mentre dalla seconda metà del XX secolo fra le accuse più comuni sono da ricordare quelle relative alla storia del rapporto con l’ebraismo, l’omofobia e il maschilismo nelle istituzioni cattoliche.
Recentemente la scoperta di atti di pedofilia perpetrati da molti ecclesiastici ha condotto allo scoppiare dello scandalo dei preti pedofili, negli Stati Uniti e anche in Italia.
Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto pubblicamente che ci sono stati membri sia tra i fedeli laici sia tra il clero (inclusi vescovi e papi) che si sono macchiati di colpe e ha invocato il perdono di Dio e degli uomini per i peccati «dei figli e delle figlie della Chiesa», sia riguardo alle azioni sia alle omissioni. Il 12 luglio 2008, in occasione del viaggio apostolico in Australia, a chi gli domandava se si sarebbe scusato, Benedetto XVI ha risposto:
«faremo tutto il possibile per chiarire qual è l’insegnamento della Chiesa e per aiutare nell’educazione, nella preparazione al sacerdozio, nell’informazione e faremo tutto il possibile per guarire e riconciliare le vittime. Penso che questo sia il senso fondamentale del “chiedere scusa”. Penso che sia meglio e più importante il contenuto della formula e penso che il contenuto debba spiegare in cosa il nostro comportamento è stato carente, che cosa dobbiamo fare in questo momento, in che modo prevenire e come guarire e riconciliare.»
Il successivo 20 luglio il papa celebrò la Messa con un gruppo di vittime, le cui tristi vicende ha poi ascoltato con attenzione. Anche in occasione della Messa di conclusione dell’Anno Sacerdotale dell’11 giugno 2010 papa Benedetto XVI ha ribadito le sue scuse alle vittime:
«Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più»
Esistono, inoltre, ricorrenti critiche che riguardano i rapporti tra alcuni Stati e Chiesa romana: in particolare, ci sono filoni culturali, ideologici e politici che contestano l’influenza esercitata dalle gerarchie cattoliche sui governi di vari paesi nelle scelte di ordine etico – morale. Da questi filoni la Chiesa cattolica è ritenuta un importante ostacolo per alcune ricerche scientifiche, come quelle che richiedono l’uso di embrioni per ottenere cellule staminali embrionali, sia la considerazione come diritti civili di alcune scelte, come divorzio, interruzione volontaria di gravidanza, matrimonio tra persone dello stesso sesso, adozione da parte di coppie dello stesso sesso e utilizzo e diffusione dei metodi anticoncezionali. Altre Chiese cristiane (come alcune chiese protestanti), in Italia e in altre nazioni, hanno una visione diversa su alcuni di questi punti, oltre che sulla separazione tra Stato e confessioni religiose (“Laicità dello Stato”).
L’attuale crisi economica e sanitaria, ha riproposto il diffondersi tra i fedeli, di atteggiamenti opposti e contrastanti in relazione alla annosa questione del concetto di “povertà” come simbolo di collegialità e di missione in aiuto alle fasce sociali più deboli. E’ significativa la definizione inerente alla povertà di Cristo (che in realtà riguardava non tanto la specificazione della frugalità di Gesù, quanto l’opportunità stessa che la Chiesa in quanto tale potesse custodire e movimentare ricchezze).
Tale definizione poneva problematiche che intaccavano gli equilibri più sottili dell’istituzione ecclesiastica. Definire ortodossa la povertà apostolica avrebbe implicato la rinuncia della Chiesa a qualunque bene terreno. Nel desiderare o rifiutare questa rinuncia si mescolavano nei campi avversi sia nobili intenti, quali da un lato l’attaccamento alla Chiesa (che senza ricchezze, nei timori di molti, sarebbe rimasta in balia dei Poteri politici laici) e dall’altro il puro zelo di seguire gli insegnamenti di Gesù; ma anche disegni meno nobili quali l’avidità e la smania di potere da una parte e dall’altra la disobbedienza ed il calcolo politico.
L’impatto di questa disputa fu lacerante anche e soprattutto per il contesto storico in cui essa iniziò a porsi con forza: infatti, nel periodo dal 1209 al 1328 si verificarono da un lato l’esplosione della violenza pauperistica (ad esempio il movimento degli Apostolici, Fra’ Dolcino) e dall’altro lo sbilanciamento delle attività della Chiesa verso la he creazione di una vera e propria potenza economica, utile a superare i contrasti con le succitate Potenze Laiche, nonché le debolezze politiche evidenziate nella Cattività avignonese.
Si trattava quindi di due fenomeni divergenti, che accesero gli animi di personaggi altrimenti noti per l’acume, la diplomazia e la buona fede ma che in tale contesto esasperarono la disputa fino a farla degenerare in un vero e proprio scisma.
Orbene, oggi si evidenziano due correnti di pensiero popolare, per molti versi opposte ma ambedue corrette. La prima premia la Chiesa in quanto fondatrice e sostenitrice di Associazioni dedite all’assistenza economica e sociale delle fasce di popolazione più colpite dalla crisi economica, ad esempio la Caritas Diocesana, diffusa su tutto il territorio Italiano. Dall’altra, invece arrivano critiche profonde in riferimento al tenore di vita delle gerarchie Ecclesiastiche di vertice, quali i Cardinali ed i Vescovi, e la loro intromissione nell’ambito della Politica, con prese di posizione tipiche di quello che viene, dal Medioevo, definito “il Potere Temporale”.
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