La Cina è vicina. Vecchio slogan dei maoisti italiani, ripreso dal titolo di un reportage di viaggio del 1957 e poi da un film di Marco Bellocchio dieci anni più tardi. Ora, però, la Cina è molto più vicina, praticamente in casa. Non soltanto per le sempre più folte colonie presenti nelle varie città, ma anche per lo sbarco strategico nell’Africa del Nord, sulle sponde del Mediterraneo. Dopo aver investito più di 400 miliardi di dollari soprattutto nell’Africa australe e subsahariana, ora Pechino punta su Tunisi ma guarda anche all’Egitto.
In Tunisia ha gentilmente regalato 21 milioni di euro per realizzare un centro di formazione diplomatica che andrà ad aggiungersi a un ospedale e ad un centro culturale e sportivo. Il tutto accompagnato da un Centro culturale Confucio affinché la cultura cinese possa diffondersi. Nello Zimbabwe, invece, si sta realizzando il nuovo parlamento, dopo aver abbattuto il precedente che era stato costruito in stile inglese. Ed in Etiopia – ormai del tutto sconosciuta agli atlantisti italiani – la Cina regala una grande struttura per studiare e combattere le malattie africane.
L’offensiva diplomatica ed economica in Africa ha già fatto sì che la maggioranza dei giovani del Continente Nero immagini il proprio futuro legato a quello di Pechino. E se si pensa anche ai rapporti sempre più intensi tra Mosca e varie capitali africane, ci si rende conto che il libro di Marco Valle “Patria senza mare” è tragicamente profetico.
Andrebbe ancora bene se la tenaglia russocinese operasse solo in Africa. Invece si sta rafforzando anche in Asia ed in America Latina. Da un lato Mosca e Teheran sono impegnate a realizzare le infrastrutture per un fortissimo incremento degli scambi commerciali. Coinvolgendo anche l’Azerbaijan, Paese strettamente legato alla Turchia. Ma, soprattutto, con uno sbocco previsto in India da cui poi raggiungere tutta l’Asia meridionale. Senza più bisogno di utilizzare il canale di Suez. Una rotta terrestre Nord-Sud alternativa alla Via della Seta ferroviaria voluta dalla Cina. O forse complementare.
Quanto all’America Latina, Pechino sta offrendo accordi di libero scambio a tutti i Paesi del Mercosur. Dopo aver già raggiunto la singola intesa con Perù e Cile mentre sono in corso negoziati con la Colombia. E punta soprattutto sul Brasile il cui presidente, Lula, ha già in programma una visita a Pechino. D’altronde la Cina è già il primo partner commerciale del Brasile nonché il più grande mercato per le esportazioni brasiliane. Per questo Xi Jinping si augura che Lula si faccia promotore di un’adesione del Mercosur nel suo complesso o dei singoli Stati separatamente. Più fattibile la seconda ipotesi. Senza dimenticare che il Venezuela ha già rapporti stretti con l’Iran ed anche la Russia è attiva nell’area.