Di recente ho avuto la fortuna di trascorrere dieci giorni in Cina. L’itinerario è quello tipico di chi si approccia a questo grande Paese per la prima volta: Pechino, Xi’an e Shanghai.
Non vi racconterò della bellezza della Città Proibita, della maestosità della Grande Muraglia o dell’esercito di terracotta, nemmeno della modernità e dei colori del Bund. Vi parlerò invece delle cose che mi hanno colpito di più.
LA LINGUA. In Cina si parla cinese (Venezia è bella ma non ci vivrei, il nuoto è uno sport completo). Sembra una banalità, ma non lo è. Il problema è che in Cina si parla quasi esclusivamente cinese. Nelle grandi città è quasi impossibile trovare qualcuno che parli inglese (o una qualunque altra lingua di diffusione mondiale), creando molti problemi di comunicazione, che non vengono superati nemmeno dall’utilizzo dei gesti.
LO SMOG. Potrebbe essere la seconda banalità che leggete in questo articolo, ma invece è un dato di fatto. A Pechino c’è un costante strato di nebbia giallognola – smog, che mangia la cima dei grattacieli e i panorami a distanza di 100 metri.
LA GUIDA. Un vecchio modo di dire diceva: “la precedenza va meritata”. Questo è il mantra di un popolo costantemente bloccato nel traffico che ha applicato all’auto lo stile di guida adottato in bicicletta. Ci si chiede come facciano a non tamponarsi in continuazione o addirittura a non essersi estinti in incidenti d’auto di massa. È un costante zig-zag tra corsie, con annesso colpetto di clacson a segnalare la presenza su questa terra.
IL MERCHANDISING. Ingenuamente pensavo che andare nella terra del Made in China (che in loco sarebbe stato “km-0”) significasse tornare con la valigia carica di inutili “ciapa-ciapa”. Al contrario, questi sono introvabili, così come dei magneti accettabili. Il bottino si è fortunatamente arricchito a Shanghai, in un negozio creato ad hoc per turisti, in quanto i locali ormai sono assolutamente occidentalizzati in usi e consumi.
IL CIBO. Sfaterò un mito, tramandato da tutti quelli che sono stati in Cina. Il cibo cinese è lo stesso cibo che si mangia nei ristoranti cinesi in Italia. Ci sono migliorie, gusti più complessi o maggiore ricercatezza nella preparazione, ma la base di partenza è la stessa. La migliore scoperta sono stati i ravioli al vapore di Shanghai, cotti con un leggero liquido di cottura al loro interno che li rendeva semplicemente meravigliosi.
LE MANIERE. Così come in macchina la precedenza va meritata, anche a piedi non si perde tempo in inutili smancerie. E quindi via di spintoni, manate e spallate. Praticamente come vivere in discoteca, ma senza i cocktail.
L’ACCESSO AD INTERNET. Non te ne rendi conto fino a che non vivi la limitazione in cui loro si trovano. Quando sei connesso ad internet, ma il tuo cellulare non ne vuole sapere di connettersi a Whatsapp, Facebook, Instagram o Youtube. Non parliamo di Google. La risposta che viene fornita è che loro hanno propri canali di comunicazione e mi rendo conto che un mercato di riferimento di 1.400 milioni di persone è sufficiente per qualsiasi piattaforma, ma questo ovviamente si ripercuote nella libertà dei contenuti proposti.
Ad un solo mistero non sono tuttora riuscita a dare risposta: perché, se la camera è doppia, e ci sono due accappatoi, poi c’è solo un gancio per appenderli?