I neo atlantisti ex sovranisti ed ex populisti possono stare tranquilli: il futuro padrone cinese davanti al quale si prostreranno concederà loro di ingozzarsi di Coca Cola nei fast food. E tanto basterà al nuovo corso di chi scendeva in piazza contro “Il male americano”. Perché i padroni cambiano ma la passione per essere schiavi non passerà neppure quando il “secolo asiatico” sarà realtà.
La Russia putiniana è solo un incidente di percorso. Il modello russo da esportazione è stato rappresentato da oligarchi in cerca di mignotte italiane e di mignotte russe in cerca di ricchi oligarchi italiani. Da troppo tempo non si esportano poeti, musicisti, scrittori di romanzi e di saggi. O anche solo nobili che incarnavano uno stile molto diverso dai milionari che sciabolano bottiglie di champagne costosissimo in locali regno del cafonal. Davvero troppo poco per diventare un punto di riferimento per un nuovo stile di vita in grado di affascinare il resto del mondo.
Pechino, al contrario, non cerca di essere affascinante. Il mondo preferisce comprarselo. Pragmatismo assoluto. In Tibet, anche sul versante effettivamente cinese, sono stati distrutti i templi buddisti. Poi, quando si è capito che potevano essere un’attrazione turistica che avrebbe garantito cospicui introiti, si è investito sulla ricostruzione. E quando i monaci hanno cominciato ad essere di nuovo troppi, si sono aperti fast food americani per corrompere lo spirito della gioventù locale.
Cinici, pratici. Con una cultura plurimillenaria alle spalle, che male non fa. Corrotti il giusto, soprattutto nelle periferie non strategiche, più attenti alla meritocrazia laddove è fondamentale essere rapidi ed efficienti. Per questo stanno crescendo a ritmi superiori a quelli statunitensi. Per questo, a breve, il Pil di Pechino supererà quello di Washington. E, per ora, senza il bisogno delle guerre americane per portare la pace e la democrazia laddove nessuno le ha chieste. In Cina uno come Biden non sarebbe mai arrivato ai vertici dello Stato, neppure di una regione sfigata.
Gli Stati Uniti lasciano spazio ai mentecatti ignoranti della cancel culture che distruggono i pochi aspetti culturali del Paese. Con il plauso della Cina che, al contrario, rivaluta Confucio. Fingendo di ignorare i misfatti della rivoluzione culturale ed i tanti errori di Mao, ma in realtà conoscendoli perfettamente e cercando di evitarli in futuro. Le università americane sfornano atleti, non una classe dirigente in grado di guidare un grande Paese. E devono importare cervelli da Europa ed Asia. Gli universitari cinesi hanno imparato anche andando a studiare all’estero, Italia compresa, ed ora non hanno più bisogno di copiare, neppure nei settori tecnologicamente avanzati.
Negli Usa aumentano gli homeless, spinti ai margini da un capitalismo di rapina. E nell’indifferenza dei conservatori atlantisti italiani. In Cina i poveri diminuiscono anche se, per il momento, i “non poveri” hanno redditi estremamente ridotti ma che garantiscono la sopravvivenza. Ma progressivamente si arricchiranno.
Dunque un Paese frenato dalla propria stupidità politicamente corretta a fronte di un Paese che cresce con il proprio cinismo. Due mondi legati all’economia, non alle ideologie, ed entrambi alla ricerca dell’egemonia planetaria. Ma i burattinai che controllano il petomane di Washington potrebbero rendersi conto che è più conveniente fare affari con il ben più dinamico Xi. Ed allora i conservatori italiani non vorranno più far gli americani, archivieranno Colombo e riscopriranno Marco Polo. Se troveranno qualche notizia su Wikipedia e, soprattutto, se riusciranno a capirla, bevendo Coca Cola cinese per accompagnare cavallette fritte.