La Cina guarda al 2023 con la certezza di una stagnazione dell’economia. Tra disastrosa gestione del Covid, tensioni internazionali ed errori strategici interni a partire dal settore immobiliare. Però il rilancio che non partirà da Pechino arriverà, probabilmente, dal resto del mondo. Che parte dell’Europa che guarda alla Cina come occasione per arginare i gravissimi problemi autoprovocati con le sanzioni contro la Russia. Mentre altri Paesi, come l’Arabia Saudita, ne approfittano per ridisegnare la scena globale.
Il più attivo, in Europa, è il cancelliere tedesco Scholz che, con colpevole ritardo, si è reso conto del disastro a cui va incontro la Germania tra sanzioni e limiti nei rapporti con Pechino imposti da Washington. Per questo Scholz è volato da Xi Jinping a capo di una delegazione di industriali tedeschi. Anche perché il resto dell’Europa, in crescente difficoltà economica, non è in grado di garantire la tenuta dell’industria della Germania.
Ma tutto il mondo si sta muovendo a grande velocità, con l’eccezione della coppia Tajani/Crosetto. Certo, ora il governo si vanta dell’accordo con Londra e Tokyo per la costruzione di un aereo da guerra. Peccato che l’accordo risalga al Conte 1. E che rappresenti uno schiaffo proprio all’Europa, visto che sarà in concorrenza con un analogo velivolo di Francia, Germania e Spagna.
Gli altri Paesi, invece, fanno sul serio. Con intese economiche ed in qualche caso anche strategiche. E che non riguardano solo le grandi potenze. La Serbia, alle prese con i rischi di una guerra per difendere i serbi in Kosovo, si allea con l’Iran; la Francia cerca nuovi partner in Europa per far fronte alle difficoltà con Berlino; la Cina si rafforza nel Golfo ed in Africa; la Russia riafferma l’amicizia con il Kazakistan ed il rapporto di interessi (senza amicizia) con l’Uzbekistan; gli Stati Uniti puntano sul Sud Est Asiatico in funzione anticinese.
Alla Garbatella si dorme. D’altronde la scelta di affidare ministeri strategici a chi aspetta gli ordini di Biden prima di decidere, indicava chiaramente la volontà di rinunciare alla politica estera. Peccato che le conseguenze ricadano anche sull’economia e sull’immigrazione clandestina tornata ad essere senza freni.