La città in 15 minuti per sconfiggere la tentazione di abbandonare le metropoli e fuggire nei borghi alla ricerca della libertà. Una strategia che è stata presentata dal sindaco di Parigi e poi copiata, nelle promesse e non nella realizzazione, dal sindaco di Milano. Per poi diventare un tema fondamentale nell’agenda di Sua Divinità e dei tecnocrati che hanno varato un’estensione del superbonus 110% fatta in modo tale da favorire le grandi città escludendo borghi e soprattutto piccoli paesi montani.
Piccolo è bello? Non per la gauche caviar urbanizzata. Quella che ama Capalbio solo per trascorrere le vacanze nella mega tenuta della compagna Cirinnà e del suo cane con cuccia zeppa di banconote. La sinistra vince nelle grandi città e, dunque, i soldi per il superbonus devono essere riservati alle grandi città. Semplice.
Però non bisogna confondere i quartieri, le circoscrizioni, le municipalità. La città in 15 minuti significa che gli abitanti della periferia nord troveranno scuola, anagrafe, ambulatorio, palestra e cinema senza dover uscire dal proprio quartiere. In pratica senza andare ad infastidire chi vive nelle zone eleganti del centro cittadino. Non è soltanto un problema di cattivo odore, di delinquenza, di fastidio per la povertà. È la distruzione, anche visiva, di ogni illusione di ascensore sociale. Quartieri ghetto per poveri, quartieri eleganti per ricchi.
Ma le strategie del governo dei tecnocrati guidati da Sua Divinità prevedono anche investimenti per la cultura, l’innovazione, la ricerca concentrati nelle grandi città. Perché le élites devono essere esclusivamente quelle urbane. È nelle metropoli che si deve studiare, è nelle metropoli che ci si può confrontare ma solo con gli appartenenti al proprio ceto.
Per questo, in Italia, il lavoro agile è già stato cancellato. Rischiava di favorire il trasferimento fuori dalle aree urbane. E lontano dai centri di potere, pubblico o privato, si rischia di diventare indipendenti, magari di pensare persino, di scoprire la libertà.
Ovviamente i borghi ed i piccoli paesi non han fatto assolutamente nulla per favorire trasferimenti, per accelerare i lavori con il superbonus, per creare luoghi di incontro di intelligenze, di elaborazione del pensiero. Non un’idea per sviluppare borghi in grado di conciliare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo legato ai nuovi arrivi ed a nuove potenzialità. Non un progetto per immaginare una vita alternativa, per essere competitivi con la città puntando su ciò che la città non può offrire. Una cultura diversa, una diversa visione del mondo, un diverso stile di vita.
Si è preferito imitare la città nell’ottica esclusiva di un guadagno immediato. Ignorando il futuro, sottovalutando le proprie potenzialità. Ma, soprattutto, non comprendendo che la strategia del governo di favorire le metropoli porterà, inevitabilmente, ad una nuova offensiva contro i borghi, contro i paesi più piccoli, contro le Terre Alte. Perché – ha già spiegato la banda Draghi – non ci sono risorse per tutti. Che è solo un modo per dire che i soldi ci saranno solo per le grandi città ubbidienti, omologate, prive di radici e disposte a rinunciare alla propria cultura tradizionale.