In Francia, quando i ministri si candidano alle elezioni e perdono il ballottaggio, si dimettono dagli incarichi di governo. Nell’Italia dei poltronisti il disastro elettorale del centrodestra non porterà alle dimissioni di nessuno. Eppure i risultati non possono certo essere definiti sorprendenti. La totale incapacità di chi doveva scegliere i candidati era evidente sin dall’inizio. E gli errori nella precedente individuazione dei candidati di Roma, Milano, Torino e Napoli non sono serviti a nulla.
Perché l’arroganza di capetti inadeguati non poteva lasciare spazio all’ascolto degli elettori. Che, inevitabilmente, sono rimasti a casa. Ma i politici sono andati avanti per la loro strada e sono arrivati al burrone. Con esempi di clamorosa stupidità. A Verona, ad esempio. Dove le liti interne nel centrodestra hanno permesso la vittoria del centrosinistra. Ma forse il capolavoro è stato quello di Catanzaro. Dove i geniali strateghi di Lega e Forza Italia hanno sostenuto un candidato che solo in campagna elettorale ha stracciato la tessera del Pd. Salvo poi rivendicare la propria appartenenza alla sinistra. Davvero fantastici i dirigenti locali.
Ma anche da altre parti si è fatto a gara a chi era il più incapace. Si candida un assessore regionale per nulla entusiasmante come capolista nella propria città e non solo il centrodestra perde, ma l’assessore arriva quinta nella propria lista. La decenza di dimettersi? Non pervenuta.
Al di là dei pessimi risultati, il voto di ieri indica chiaramente che la classe politica del centrodestra non solo non è in grado di governare ma non è neppure in grado di gestire le proprie candidature. Non sa scegliere i propri rappresentanti, non sa scegliere una squadra decente per intervenire nella società civile. Arroccata nelle proprie sedi, si rifiuta di ascoltare i propri elettori ma pretenderebbe che votassero comunque per candidati improponibili. Vale per le grandi città, vale per i piccoli centri. Così sono i candidati civici di destra che, in alcune realtà, sconfiggono la sinistra dopo aver relegato la destra ufficiale fuori dal ballottaggio.
Senza dimenticare che la follia dell’ammucchiata di governo e dell’oppofinzione atlantista non rappresentano un traino per elettori alle prese con un caro vita provocato dalle sanzioni contro la Russia. Ma gli strateghi preferiscono ricevere la benedizione di Washington per governare il prossimo anno, non accorgendosi che proprio quella benedizione impedirà di vincere.