Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Perché, ovviamente, non si può pensare che ci sia qualche mano atlantista dietro la rinnovata violenza dell’Isis. Che, casualmente, sta attaccando i gruppi della Wagner in Siria e – nella versione africana – gli alleati governativi della Russia in Mali e Burkina Faso. Con un arsenale di armi che chissà dove e come è stato fornito. E soprattutto da chi. Ma quando gli analisti sostenevano che gli ucraini stavano rivendendo ai terroristi le armi fornite da statunitensi e maggiordomi europei, i chierici della disinformazione assicuravano che si trattava solo di illazioni filo putiniane.
Ora, però, l’esistenza ha le armi e le sta utilizzando. Contro Mosca, al momento. Per la felicità degli atlantisti che fingono di aver dimenticato come era finita la strategia antisovietica in Afghanistan. Con le armi occidentali utilizzate proprio contro gli occidentali, dopo aver cacciato i sovietici.
Ma gli apprendisti stregoni di Washington non ci fanno caso. Sono lontani dalla Siria e dal Mali, loro. E dal momento che l’Africa e il Vicino Oriente non vogliono più saperne del colonialismo statunitense, la strategia nordamericana prevede la destabilizzazione continua delle due aree. Se non funziona più l’arma del ricatto economico – con le sanzioni applicate ovunque ed ovunque aggirate in nome del business – funzionerà il solito terrorismo. Che sarà particolarmente utile anche per tenere sotto scacco l’Europa. A partire da quella Francia che, per nascondere i problemi interni, cerca di coinvolgere la popolazione riproponendo la libertà nazionale dai vincoli del colonialismo statunitense.
D’altronde l’Italia ha imparato la lezione, tra anni di piombo e Tangentopoli. Ora tocca a Parigi, se non trova un Crosetto francese. Ma se dovessero esserci problemi con i terroristi, si tratterà solo di una spiacevole coincidenza..