Quelli di sinistra sono più o meno tutti uguali. Per quelli di destra è diverso: ognuno è di destra a modo suo.
Dico “di destra” e non “fascista” perché i fascisti non ci sono più se non nell’immaginario di quegli “antifascisti” che hanno bisogno di crearsi un nemico contro cui combattere.
Tuttavia un fascista vero io l’ho incontrato nelle pagine di un libro poco considerato dalla critica, ma che vale la pena di essere letto. Si tratta de “La Collera”, di Andrea Di Consoli, pubblicato da Rizzoli nel 2012.
Il protagonista è Pasquale Benessìa, un calabrese nato in un paesino dell’Aspromonte che negli anni ‘70 decide di trasferirsi a Torino come tanti suoi conterranei. Pasquale disprezza la gente di Calabria “terra di mendicanti, miserabili e vigliacchi”. E vede in Torino una sorta di paradiso in terra.
Ma così non sarà. E non solo perché la Fiat, dove trova facilmente un posto alla catena di montaggio, lo fagociterà. Ma soprattutto perché a Torino finirà, inconsapevolmente, in un giro losco che lo costringerà a fuggire, a tornare al paese natio, consapevole però che “è inutile fuggire, tanto quelli ti possono ritrovare anche in capo al mondo”.
Pasquale Benessìa è un personaggio complesso ma vero, come pochi se ne trovano nella letteratura italiana contemporanea. Il suo “fascismo” è condito di buone letture ma disordinate; ed è fatto di umoralità, di ribellione, di sensi di colpa, di disprezzo. In una parola di “Collera”, come recita il titolo di questo romanzo amaro e bellissimo.
Un romanzo di un autore che vale la pena di scoprire.