Forse qualcuno si ricorderà del quarto governo di centrodestra a guida Berlusconi e di come fu costretto a dimettersi il 16 novembre del 2011.
Quell’esecutivo e quella maggioranza furono costretti ad andarsene in quanto accusati di non essere in grado di far fronte all’improvviso e, per certi versi inspiegabile, aumento dello spread, vale a dire il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi.
Già all’epoca più di un analista finanziario aveva insinuato il sospetto che quell’aumento, che in quegl’anni gettò tutti nel panico, non fosse dovuto all’insufficienza delle politiche italiane, ma a un vero e proprio complotto finanziario internazionale teso a far cadere il governo del Cavaliere. Che infatti, subito dopo, venne sostituito dal “grigiocrate” Mario Monti che si pose a capo di un esecutivo tecnico certamente ben visto, sen non voluto, dai poteri forti della finanza internazionale.
Dopo Monti vennero i governi di centrosinistra e di quel possibile complotto nessuno parlò più.
In questi giorni, però, secondo quanto riportato dal Sole24ore di venerdì 1 febbraio “La Commissione europea è tornata ad indagare su possibili cartelli, colpevoli di ostacolare la libera concorrenza nel mercato unico. L’esecutivo comunitario ha annunciato oggi di avere aperto una indagine contro otto banche che si sarebbero accordate nelle contrattazioni sul mercato obbligazionario tra il 2007 e il 2012”.
Secondo quanto ha dichiarato anche Anna Maria Pira su SkyTg24, le banche coinvolte sarebbero otto, ma il nome degli istituti finanziari non è stato rivelato. Tuttavia l’esecutivo comunitario aveva già aperto un’altra inchiesta nel mese di dicembre relativo all’ipotesi che Credit Suisse, Crédit Agricole, Deutsche Bank e Bank of America-Merrill Lynch, proprio in quegli anni avessero creato un cartello per speculare “sul mercato obbligazionario in dollari”.
Ora, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano finanziario “dipendenti delle otto banche si sono scambiati informazioni sensibili, via posta elettronica o altri sistemi informatici, relative a obbligazioni denominate in euro”.
La notizia evidenzia come i sospetti di cui si parlò allora non fossero delle semplici illazioni, e confermerebbero un asse franco-tedesco-americano per mettere in difficoltà proprio l’Italia.
Ora staremo a vedere che cosa scaturirà dall’inchiesta. Tanto più che se ritenute colpevoli, le istituzioni bancarie potrebbero subire multe pari al 10% del loro giro d’affari annuale.
Ciò che stupisce è che nessuno dei principali media di servizio abbia dato risalto alla notizia, e che anche le due fonti citate abbiano relegato l’informazione tra le pieghe delle loro pagine e dei loro palinsesti.
Sorge il sospetto che anche i grandi organi di informazione che, all’epoca, diedero un risalto enorme alle notizie sull’aumento dello spread, abbiano qualcosa da nascondere.