In attesa che Giorgia Meloni, per accontentare i chierici di regime, intoni Bella Ciao dal palco di un suo comizio, la Compagnia dell’Anello a settembre festeggia nella Laguna di Venezia i suoi (primi) 45 anni di attività musicale. Che, in realtà, sarebbero anche di più, considerando le origini del gruppo padovano. Una scelta azzeccata, quella della data. Perché non si sa mai cosa possa accadere dopo il voto.
C’è il rischio che la “generazione Crosetto” metta immediatamente al bando tutti i gruppi musicali che non si tolgono il cappello di fronte alla bandiera statunitense; che vieti le canzoni scomode per la magistratura o per i giornalisti di regime; che chieda un duro intervento della magistratura contro chi intona una canzone tratta dal film Cabaret.
Dunque meglio celebrare in anticipo. Anche perché, dopo, i neo atlantisti vincitori potrebbero infastidirsi se qualcuno ricordasse loro che sono 45 anni che la Compagnia dell’Anello esiste ma la destra di governo non ha mai fatto alcunché per promuoverla, per sostenerla. Neppure negli anni in cui controllava più canali Rai. Per non parlare della totale indifferenza delle reti Mediaset. Però, poi, la signora Pina della Garbatella va sul palco a lamentarsi perché i cantanti non fanno dichiarazioni a suo favore.
Ovviamente la leader di Fdi non si aspetta il sostegno da chi canta “Il domani appartiene a noi”, di chi ricorda il sacrificio di un pilota italiano che, per difendere i paesi dai bombardamenti angloamericani, si lancia da solo contro un folto gruppo di aerei nemici. Lei preferirebbe l’omaggio di Bertè e Mannoia, di Vecchioni e Guccini. E così si allena con Bella Ciao, sperando che ai suoi avversari possa bastare e che le arrivi il plauso dei chierici di regime e di Orietta Berti, di Littizzetto e Ariete.