L’artista cinquantottenne danese Jens Haaning è stato, alla fine di una battaglia legale durata quasi due anni, condannato da un tribunale danese a rimborsare il Kunsten Museum di Aalborg dopo avergli consegnato nel 2021 una coppia di tele completamente vuote. Haaning, noto per le sue opere d’arte che prendono di mira la disuguaglianza di reddito, la migrazione e le condizioni di lavoro, è stato ingaggiato dal museo d’arte moderna per ricreare una delle sue opere più famose del 2007.
L’opera che il museo si aspettava doveva essere una tela rivestita di banconote in Corone danesi per rappresentare i diversi redditi delle famiglie del paese. Quando il museo ha ricevuto l’opera nel 2021, ha però avuto l’amara sorpresa di vedersi ricrevere due grandi tele vuote, intitolate provocatoriamente dall’artista col nome di “Prendi i soldi e scappa”.
Il Kunsten Museum ha poi esposto le due tele vuote (nel mondo dell’arte contemporanea non si butta via niente), ma ha chiesto ad Haaning di restituire il denaro perché aveva violato il contratto siglato con la dirigenza del museo. Al suo rifiuto, il museo lo ha portato in tribunale per violazione dei termini contrattuali. La sentenza è stata emessa e ora Haaning deve restituire al museo i 67.000 euro della sovvenzione. Tuttavia, potrà trattenere per sé il compenso dei lavori, la cui cifra ammonta a circa 3.500 euro.
In un’intervista rilasciata a una stazione radiofonica danese, l’artista ha affermato che la sua era una dichiarazione sulle attuali condizioni di lavoro e ritiene che tutti i lavoratori dovrebbero compiere gesti simili, se la loro situazione è terribile come la sua. “Se stanno svolgendo un lavoro di merda e non vengono pagati, e in realtà viene chiesto loro di pagare dei soldi per andare a lavorare, allora prendete quello che potete e battetevi” afferma velenoso Haaning.
La trovata di Haaning si ricollega a una lunga lista di artisti che hanno voluto mettere in evidenza (a ragione, ma ricordiamoci sempre da che pulpito viene la predica) l’ipocrisia e l’elitarismo, fin troppo presenti del mondo dell’arte.
Uno dei casi più memorabili di questo tipo di riflessione è stato nel 2018, quando la “Ragazza con palloncino” di Banksy è stata messa in vendita da Sotheby’s per 1,28 milioni di euro. Subito dopo la vendita, l’opera è scivolata lentamente dalla cornice ed è stata ridotta in strisce da un dispositivo installato nella cornice del dipinto dallo stesso Banksy. Nonostante l’opera d’arte sia stata “rovinata”, è stata poi infine venduta al prezzo richiesto in origine.
Questo tipo di situazioni non possono non far riflettere sul triste stato dell’arte contemporanea nel mondo, ormai ridotta a costante e vuota provocazione da parte degli “artisti”, apparentemente privi di qualsivoglia visione lucida della realtà e persi tra intellettualismi vacui e deliranti che servono a fargli pubblicità e un apparato museo-culturale più interessato a lucrare sulla fama di questi sedicenti creatori per diversi motivi che possono essere tutti ricondotti a un’unica, ormai irritante, parola: profitto.
C’è seriamente da farsi qualche domanda su come e quando la sterile débâcle ha finito per sostituire l’opera nell’interesse del pubblico, della critica e degli artisti stessi e se da questo triste pantano qualcuno potrà tirarci fuori e ricordarci che cos’era l’arte quando decidemmo di metterla da parte.