La Casa dei Tre Oci a Venezia, a pochi mesi dalla scomparsa della fotografa Sabine Weiss – avvenuta il 28 dicembre scorso – le dedica un importante tributo alla carriera con una mostra contenente oltre duecento fotografie. Rappresenta la più ampia retrospettiva mai realizzata su colei che è stata una tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanistica francese.

L’esposizione, apertasi lo scorso 11 marzo e visitabile fino al prossimo 23 ottobre, promossa da Marsilio Arte, è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione di Venezia, il Berggruen Institute e prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da Laure Delooye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e anche del Festival Internazionale Les rencontres de la photographie di Arles.
La mostra allestita ai Tre Oci presenta diversi inediti, quali la serie dedicata dalla fotografa ai manicomi e realizzata durante l’inverno 1951-52 in Francia, nel dipartimento dello Cher, fino ad ora rimasta parzialmente sconosciuta. Il suo mondo di indagine, all’inizio, è stato rappresentato da gesti, corpi, emozioni e sentimenti, perfettamente allineati alla fotografia umanista francese.
Unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato così a lungo questa professione, andando a indagare tutti i campi della fotografia, dai ritratti di artisti al reportage, dagli scatti di strada, con un’attenzione tutta particolare rivolta ai volti dei bambini, alla moda, fino alle fotografie dei suoi viaggi, Sabine Weiss ha partecipato attivamente alla costituzione di questo percorso espositivo, avendo aperto i suoi archivi personali, conservati a Parigi.
Il suo approccio iniziale, come ben testimoniano in mostra le fotografie dei bambini e dei passanti, vede l’obiettivo fotografico rivolto sui corpi e i gesti, per immortalare i sentimenti. Questo rappresenta un approccio dal quale non si discosterà mai, come ben emerge dalle sue parole “Per essere potente una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto”.
Uno dei nuclei più importanti della rassegna intitolata “Sabine Weiss. La poesia dell’istante” narra gli anni Cinquanta del Novecento, quando ottenne il riconoscimento internazionale come fotografa. Nel 1952 la sua carriera ebbe, infatti, una svolta decisiva con il suo ingresso nell’agenzia Rapho, su raccomandazione di Robert Doisneau. Le sue fotografie sarebbero state pubblicate dai grandi giornali internazionali, quali Vogue, Paris Match, The New York Times, Le Ore, Life, Newsweek. Dal 1952 al ’61 Sabine Weiss avrebbe collaborato con importanti fotografi quali William Klein, Henry Clarke e Guy Bourdin e con Vogue avrebbe realizzato memorabili servizi di moda, di cui la mostra evidenzia vivaci scatti a colori, accanto a una serie di numeri originali della rivista.
Ritratti di pittori, scultori attori e musicisti costituiscono una sezione della mostra. Il marito di Sabine, il pittore americano Hugh Weiss, sarebbe stato il mentore dell’artista Niki de Saint Phalle, mentre Sabine fu vicina a Annette Giacometti, la moglie del celebre scultore Alberto. In mostra sono presenti i loro ritratti, accanto a quelli di personalità quali Robert Rauschenberg, Francoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret e Brigitte Bardot.
Gli scatti realizzati da Sabine a New York, nelle strade brulicanti di persone e dettagli, dal Bronx a Harlem, da Chinatown alla Ninth Avenue, sarebbero stati pubblicati in un ampio servizio dal titolo “I newyorchesi (e la Washington) di una parigina”. Molte di queste immagini, che raccontano l’America da un punto di vista francese, con uno spiccato umorismo, vengono esposte per la prima volta solo ora in Italia in questa retrospettiva ai Tre Oci.